Il papa in visita in Portogallo ha affermato: “«La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa».
Premesso che la “persecuzione” a cui fa riferimento Benedetto XVI è in relazione agli scandali di pedofilia all’interno del clero, bisognerebbe ricordare che
1) la “persecuzione”, anzitutto, soprattutto ed essenzialmente è stata ed è verso i minori affidati (e che si affidavano) con fiducia a “ministri di Dio”, ma di questo il papa si dimentica completamente;
2) fino alle ultime prese di posizione (almeno sul piano ufficiale, ma da verificare in concreto) contro la pedofilia nel clero, la Chiesa ha sempre cercato di coprire gli scandali e, addirittura, ha preferito continuare ad esporre i bambini alle violenze piuttosto che prendere misure efficaci nei confronti dei responsabili, per cui è tutta la struttura ecclesiale fino alle più alte gerarchie ad essere stata la causa di tanto male (vedere Sex Crimes and the Vatican);
3) sicura di essere interprete dei disegni divini, la Chiesa non si interroga affatto sulle cause di tanti scandali, ma preferisce dissociarsene, come se non riguardasse l’intera gerarchia, e individuare nei preti pedofili un nemico interno…
E’ importante ricordare che durante tutta la sua storia di quasi due millenni di potere la Chiesa ha sempre adottato la politica di denunciare ed affidare “al braccio secolare” chiunque fosse anche sospettato di essere in leggero dissenso dalle dottrine ufficiali del momento. Al contrario, su tutto quello che avrebbe potuto portare discredito o scandalo da parte di ecclesiastici o credenti, la Chiesa ha sempre fatto il possibile per tacere, coprire o sminuire.
Il comportamento nei confronti della pedofilia ecclesiastica rientra proprio in questo contesto: denunciare gli altri (ammesso e non concesso che fossero da denunciare) e coprire i propri; denunciare la pagliuzza negli altri e non accorgersi della trave nei propri occhi…