Grazie al lavoro di numerosi storici, abbiamo appreso molti particolari circa gli armamenti, l’addestramento, i movimenti e le strategie militari.
Tuttavia, spesso e volentieri, il loro punto di vista risulta in qualche modo distante dalla realtà, come se fossero sospesi in una mongolfiera al di sopra del massacro, con un atteggiamento anche distaccato rispetto al destino degli individui disperati sottostanti.
In sostanza le battaglie vengono descritte dal punto di vista privilegiato dei generali o della comunità nel suo complesso.
Il punto di vista del combattente che si trova in mezzo al massacro con solamente la propria spada e il proprio scudo come barriera tra sé e la morte, non viene quasi mai rappresentato.
Eppure fino alla seconda guerra mondiale, la battaglia è stata intesa come uno scontro più o meno frontale tra eserciti il più massicci possibile, di conseguenza il massacro tra esseri umani era la cosa più comune in ogni conflitto.
Negli ultimi cinquant’anni le cose sono cambiate.
Con l’era nucleare che ha sostanzialmente reso inutili simili prospettive di conflitto tra le superpotenze, la guerra ha assunto una forma differente trasformandosi in guerriglia.
Piccoli scontri e agguati sono il rifiuto dello scontro diretto e frontale da sempre visto nei libri di storia.
Il tutto con risultati che hanno reso spesso inutile la forza bruta dei mega-eserciti.
La guerriglia in Sudamerica e in Afghanistan, dopo quanto visto in Vietnam, ha confermato un cambiamento importante.
Il libro di Victor Davis Hanson L’arte occidentale della guerra ripercorre questi passaggi per poi concentrarsi sui singoli combattenti all’arma bianca e sul loro terrore, cercando di aprire un punto di vista dall’interno del campo di battaglia.
In particolare l’autore riconosce ad alcuni storici inglesi degli ultimi anni (Keegan e Pritchett) il fatto di essere riusciti a fornire un resoconto accurato dell’intera azione sul campo di battaglia secondo il combattente diretto, dall’impatto iniziale tra le falangi, al crollo e alla ritirata disperata della parte sconfitta.
Le regole che la battaglia greca seguiva erano infatti molto semplici e lineari:
carica, collisione, combattimento corpo a corpo, pressione e rotta finale.
Il tutto viene appunto descritto da Hanson secondo uno schema nuovo che egli stesso spiega:
Ho cercato di ricostruire l’ambiente in cui si svolgeva la battaglia, l’atmosfera entro cui l’individuo cercava di uccidere e di non farsi ammazzare, la successione degli eventi vista dall’interno della falange.
E per ogni fase dello scontro mi sono chiesto che cosa fosse e come dovesse essere.
Se questo saggio contiene un tema guida, confesso che si tratta del tormento.
Un libro che proprio per questo vale la pena leggere a patto di essere preparati ad entrare in situazioni davvero pesanti.
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