Gravity, il gran bel film di Cuarón ha riacceso l’attenzione e l’immaginazione sul desiderio dell’uomo di esplorare il cosmo e spingersi oltre il pianeta Terra. Un tema che è tornato in auge ma che è stato di primaria importanza per un lungo periodo della storia contemporanea.
Dalla fine degli anni ’50, infatti, oltre alla minaccia nucleare, USA e URSS si combattevano anche a suon di missioni spaziali e propaganda scientifica. Dove non arrivavano le testate all’uranio ci pensava la frontiera extra-terrestre a fornire il campo di battaglia su cui misurare la grandezza delle rispettive nazioni.
E negli anni della guerra fredda nasce il mito e l’epica dell’uomo delle stelle.
Anche l’arte e l’illustrazione erano chiamate a sostenere e ad alimentare questa narrazione e il risultato sono una serie di poster e illustrazioni che hanno accompagnato le missioni della NASA e del Programma Spaziale Sovietico. Quello che subito salta all’occhio è il disallineamento tra i lavori occidentali, stilisticamente più differenziati, e quelli sovietici, molto più celebrativi e uniformati (nelle didascalie, la traduzione dei testi in russo).
Gloria ai conquistatori dell’universo!
‘Power’ by Paul Calle, 1963
Alla gloria del comunismo!
‘First Steps’ by Mitchell Jamieson, 1963
Patria, hai accesso la stella del progresso e della pace. Gloria alla scienza, gloria al lavoro, gloria al regime sovietico.
‘Sky Garden’ by Robert Rauschenberg, 1969