Vediamo dunque rappresentati su tela tutti quei marchi legati al mondo della pubblicità e dell'industria che ogni giorno ci assillano e "violentano" la nostra mente servendosi dei mezzi di comunicazione, dei muri e delle insegne nelle nostre città, dei subdoli intermediari visivi che il consumismo sfodera un po' ovunque affinché nessuno dimentichi il fatto che- prima d'ogni altra cosa- l'individuo deve essere un consumatore al servizio del sistema impostogli. Quella di Orsi è di fatto un'analisi, un'aspra critica al bombardamento di simboli che subiamo ogni giorno: da qui lo "sfregio" del logo di MacDonald's, di Barilla, Alfa Romeo, Alitalia, Levi's, Tamoil e molti, molti altri, senza risparmiare icone come Gesù Cristo, Che Guevara e il simbolo della pace e divinità post-moderne come il logo di ebay, Telecom , Wind e Superenalotto.
Importante nell'opera di Orsi è anche il simbolo dell'OK. Proprio lui, quel "va bene" in lingua yankee che ci venne importato dal 1945 in poi. Molti sono i dipinti in cui le due lettere- la "O" e la "K"- si intersecano, si intrecciano tra di loro, danno vita grazie alla loro imperfetta simmetria a forme surreali di indubbio impatto visivo ed evocativo.
Dopo 14 anni di soggiorno nella Capitale, Orsi torna- nel 2001- ad Alessandria, dove si "reinventa" ed inaugura un nuovo linguaggio il cui tema principale sono la memoria e il ricordo. Riemergono dunque le esperienze di una vita che inevitabilmente torneranno a rievocare l'impegno sociale e la politica, l'attualità e la cronaca. I nuovi cicli pittorici "Dico" e "A" sono infatti tele dedicate sopratutto alla parola, al pensiero e all'aforisma. Ironia, pungente cinismo, critica feroce, commenti lapidari, il tutto con lettere coloratissime e a caratteri cubitali.
Alcuni esempi? "Chissà se a Rino Gaetano avrebbe fatto piacere scoprire che la sua canzone Ma il Cielo è Sempre più Blu venisse utilizzata per pubblicizzare una banca"; oppure: "Dopo il massacro nella scuola Diaz, le sevizie nella caserma di Bolzaneto, il processo ai 'servitori dello Stato' autori di quei fatti, le pene irrisorie a loro comminate, ho scoperto con sgomento che nel nostro ordinamento giuridico il reato di tortura non esiste"; o ancora: "Quando sono in un centro commerciale non mi viene neanche la voglia di comprarmi un libro"; "Non erano venuti in pace"; "Sappiamo tutto, sappiamo troppo, non conosciamo niente". E così via. Roba forte, insomma. Che lascia il segno.