Silvan
"chiedere è obbedire lercio"
Meraviglioso, lo penso da una vita: se chiedi qualcosa, dai un potere a qualcuno; poi ci sono quelli che prendono senza chiedere, ma è un'altra storia. Sembra che sia più divertente per il proprio ego: prendere quello che ti viene naturalmente offerto fa schifo, se non bisogna sudarselo o meritarselo non vale niente. Bah. Sono nata nell'epoca sbagliata, pazienza.Sull'omaggio post mortem, direi che lo sciacallaggio è sempre utile a chi è privo di fantasia: dà argomenti, fa leva sui buoni sentimenti o sull'ineluttabile sorte esistenziale che non risparmia nessuno, volgarmente detta "mal comune, mezzo gaudio". La morte rende santi automaticamente: pensare che ha a che fare con un sacco di eventi fisiologici sgradevolissimi e ributtanti. Mi perdoni, Corino: oggi sono lugubre peggio di un'upupa. Che però è bellissima, non dimentichiamolo. Cosa vorrà dire? Ci penso, poi glielo farò sapere.
Corino
Grazie Silvan del tuo contributo...
sì, avevo notato lo stesso rituale dopo la morte di Sanguineti, all'improvviso scoprirono che era un grande poeta...
poi lo so che è inevitabile che ciò accada; più di qualcuno pensa che si diventi "grande" soltanto dopo la morte... confondendo il riconoscimento universale che la morte dell'artista può provocare (suo malgrado!) con il valore che di sé aveva in vita..
io dico, e la mia sarà scambiata per presunzione, che la consapevolezza del proprio valore (artistico) un vero artista deve averla in vita, il riconoscimento pubblico è soltanto una conferma di ciò che egli intuiva in sé... insomma un surplus.
Silvan
Corino, per quanto mi riguarda i riconoscimenti non dicono granché, anche perché possono essere dati per interesse, per piaggeria, per convenienza; ma lo ammetto, sono carezze che alleviano gli sforzi e i tentativi, magari falliti, di chi porta avanti una sua passione, vista come emanazione di se stessi e ci crede nonostante tutto.
Alla sua analisi vorrei aggiungere un altro elemento: quello della morte vista come limite definitivo alla produzione letteraria; da quel momento, infatti, l'esame critico investe il 100% di ciò che un autore ha composto e cessano le aspettative nei suoi confronti. Buona serata, Corino: è sempre un piacere commentare nel suo blog.
Corino
condivido: ci sono varie forme di riconoscimento
- pubblico
- critico
- editoriale
- commerciale
- e così via...talvolta, l'uno contiene o rimanda all'altro...
...poi in un'epoca in cui tutto viene misurato in termini monetari, le cose si fanno più complicate; Moccia è un autore di successo, senza dubbio; commerciale? sì. Di pubblico? anche. Critico? Dubito. Cosa resterà domani di Moccia? Non lo so, probabilmente la sua opera sarà studiata come fenomeno di costume, un po' come Guido Da Verona...
rimane il fatto che l'artista ha bisogno di riconoscimento, è fondamentale al suo stesso fare arte, poi il tipo di riconoscimento dipende dal tipo di arte che fa; anche quello che dipinge delle romantiche croste ha bisogno di riconoscimento, se non altro di quello commerciale: effimero? può darsi, ma è quello che gli permette di continuare a dipingere...detto ciò, un artista con una forte vocazione andrà comunque avanti, anche senza riconoscimenti, ma con difficoltà e sempre sul punto di mollare tutto e di dare un calcio anche alla sua vocazione... poiché il fatto di non saper rinunciare al suo fare arte non vuol dire che ha rinunciato al riconoscimento.