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L’Asia si posiziona nello stallo fra Russia e Occidente

Creato il 31 marzo 2014 da Conflittiestrategie

 

[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: Asia Adjusts to Russia's Standoff with the West | Stratfor]

La diplomazia del Nord-Est asiatico sta cambiando mentre il conflitto tra la Russia e le potenze occidentali sull’Ucraina si irradia verso l’esterno. Sia il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che il presidente sudcoreano Park Geun Hye hanno incontrato il presidente cinese Xi Jinping a margine del vertice sulla sicurezza nucleare a L’Aja lunedi scorso; il presidente russo Vladimir Putin aveva cancellato la sua partecipazione. Martedì scorso, Obama si incontrava con Park e con il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Anche se i leader hanno molto da discutere per quanto riguarda la sicurezza nucleare e le relazioni più ampie nel Pacifico, sarà più importante guardare alle loro manovre legate alla crisi in corso in Ucraina.

L’Asia e l’Occidente interpretano la rinascita della Russia in modo diverso. Gli Stati Uniti e le potenze europee condividono il sospetto che gli sforzi di Putin per ricostruire l’influenza della Russia nella sua periferia costituiscano una minaccia per i loro interessi, nonostante il loro diverso grado di entusiasmo nell’accedere ad un confronto. In Giappone, Cina e Corea del Sud, la rinascita russa ha generato più abbondanti forniture di energia e opportunità di business, senza troppo preoccupare per un aumento delle minacce alla sicurezza. Se in Europa è impropria l’analogia tra la Guerra Fredda e la situazione di oggi, essa è del tutto inappropriata in Asia.

Ma le mosse della Russia influenzano le politiche regionali in modi diversi. Il Giappone e la Corea del Sud vedono sempre più la rinascita di obiettivi russi in Asia Orientale, non solo come un mezzo per ridurre la bolletta energetica e ampliare le opportunità di investimento, ma anche come sostegno a controbilanciare la Cina. Oltre ad eventuali accordi bilaterali con la Russia, la Corea del Sud vede delle opportunità nei recenti progressi della Russia su iniziative infrastrutturali a lungo ritardate con la Corea del Nord. Nel frattempo, anche se il Giappone non approverà mai espropriazioni territoriali dai russi, attualmente ha guarda caso grandi speranze di raggiungere un qualche tipo di accordo con Mosca sulle isole Curili contese. Tokyo cerca anche un livello di cooperazione di difesa con la Russia e spera finalmente di firmare un trattato di pace. I giapponesi devono essere in grado di concentrarsi più intensamente sulla minaccia cinese. La necessità di mantenere la solidarietà con gli Stati Uniti – il protettore principale di Giappone e Corea del Sud – mentre Washington tenta di isolare la Russia, ha reso la situazione imbarazzante, ma l’alleato americano non può neanche permettersi di assumere un atteggiamento eccessivamente critico nei confronti della Russia in questo periodo.

Da parte sua, Pechino ha agito in modo estremamente cauto in tutta questa crisi, mantenendo la sua strategia diplomatica ad un basso livello, chiedendo una risoluzione pacifica attraverso il dialogo ed evitando di prendere posizione. Chiaramente la Cina spesso collabora con la Russia, rifiuta l’espansionismo dell’alleanza americana e si oppone all’ingerenza negli affari interni di altri paesi – in particolare i tentativi da parte dell’America o dei suoi alleati di alimentare le proteste popolari e rovesciare governi. Anche se la Cina è interessata all’accesso al mercato in Europa centrale e orientale, l’Ucraina è di per sé un interesse relativamente minore nella regione.

Ma, cosa più importante, mentre prosegue il confronto tra la Russia e l’Occidente, Pechino vede la possibilità di guadagnare spazio strategico molto prezioso mentre deve impegnarsi su questioni interne sempre più dirompenti – purghe politiche, rallentamento economico, frammentazione sociale e terrorismo interno. Se gli Stati Uniti ritengono necessario costruire forti relazioni economiche e di difesa con i paesi alla periferia della Russia, perderà risorse che altrimenti potrebbero andare verso il rafforzamento del suo “pivot” in Asia. In effetti mentre una Russia più aggressiva spinge gli europei ad accelerare la diversificazione energetica, il conflitto dà anche alla Cina più forza nei negoziati energetici con la Russia. Se poi la Cina può continuare a fomentare diffidenza tra il Giappone e la Corea del Sud – la cui rivalità storica disturba costantemente la gestione dell’alleanza americana – e mantenere la sua influenza in Corea del Nord, allora può essere in grado di acquistare per sé la stabilità esterna relativa di cui ha bisogno.

Questa volta, però, è più difficile per la Cina tenere un profilo basso come ha fatto in passato. Pechino è felice di essere corteggiata sia dagli americani che dai russi, ma fare il gioco dell’intermediario comporta rischi. Mosca e Washington non sono così intrappolati in un rapporto antagonistico come erano una volta ed entrambi hanno opzioni per punire Pechino se portasse il suo vantaggio troppo lontano. La Cina deve essere piuttosto a disagio con il metodo che la Russia ha usato per prendere la Crimea – non piace l’idea di giustificare il separatismo con un referendum popolare. Pechino teme anche la minaccia di Mosca di espandere la cittadinanza russa all’estero ed estendere le protezioni militari ai russi ovunque. Questa “dottrina Medvedev” ha importanti implicazioni sull’espansione economica di Pechino in Asia Centrale, in particolare in Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, e teoricamente anche in Mongolia. Inoltre, Pechino conosce molto bene e non sottovaluta la capacità degli Stati Uniti di operare nel Pacifico e nei teatri europei contemporaneamente.

 


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