photo di Pablo Peron
Alle privatissime pagine dei suoi diari, Sylvia Plath – poetessa americana del filone Confessional – confidava il timore di cadere nella trappola di una unione matrimoniale che, attraverso l’adempimento passivo ad un ruolo servile, avrebbe potuto costarle il caro prezzo delle proprie velleità, della propria identità e della propria dignità.
“L’ASPIRANTE” Performance nasce da una riflessione sul tema del maltrattamento domestico – psicologico e fisico – usato sulle donne, ieri come oggi, e subito da queste ultime in fragilissimo silenzio. È frutto di una mia personale reinterpretazione in chiave contemporanea della omonima poesia, scritta dalla Plath nell’autunno del 1962, subito dopo il fallimento del suo matrimonio con il poeta Ted Hughes. Quel blocco creativo che l'aveva asserragliata e indotta in una sorta di apnea depressiva, con la separazione si tramutò in un getto di versi e liriche. Quell'autunno infatti Sylvia partorì la sua più celebre raccolta di poesie, Ariel, di cui L’Aspirante fa parte.
"Sono una scrittrice geniale, ora lo so. Me lo sento, sto scrivendo le poesie più belle di tutta la mia vita, mi renderanno famosa...", scrisse a sua madre il 16 ottobre 1962. Sentiva di essersi in qualche modo liberata da una violenza molto più sottile e affilata delle percosse. Una violenza intima, psicologica, emotiva e incessante. Quella di una quotidianità fatta di parole smarrite e parole affilate. Parole taciute e parole graffiate. E in cui lei stessa aveva assunto un ruolo di assoluta sudditanza. Il video è stato girato da Antonio Delluzio, in data 12 settembre 2013 presso la Galleria Amy-d Arte Spazio di MIlano.