L’assistenza internazionale in Cambogia

Creato il 08 maggio 2012 da Cren

Anche in Cambogia non si scherza con il flusso di aiuti internazionali simili come quantità e qualità a quelli del Nepal e con gli stessi, scarsi, risultati. Qui, secondo la World Bank, il reddito procapite è passato da USD 358 (2006) a 795 (2010) ma con investimenti esteri superiori di 10 volte a quelli del Nepal (782 MIO contro 87,8 MIO nel 2010). I cinesi e i sud-coreani hanno comprato o affittato mezzo paese e il resto della crescita è stato l’effetto del traino dell’economie in espansione di Viet-nam e Thailandia.

In Cambogia l’inefficienza dell’assistenza internazionale è ancora più grave perché le NU, hanno di fatto governato il paese dal (1992-1994), dopo il ritiro delle truppe vietnamite. Per consolidare l’operazione (UNTAC, costata USD 1.6 miliardi di allora, con oltre 20.000 funzionari e militari internazionali), la Cambogia ha continuato ad essere uno dei paesi più aiutati del mondo. Anche qui sono attive oltre 2000 NGOs e si è calcolato che il monte salari di 800 espatriati che vagano per la Cambogia potrebbe coprire lo stipendio di 160.000 funzionari pubblici.

Sophal Ear, nel suo libro “The Political Economy of Cambodia, Aid and Governance”, aggiunge che le ONG gestiscono un mucchio di business (dai baretti, ristoranti, negozi di abbigliamento e artigianato fino a strutture sanitarie e scolastiche) It’s all a business and this is just another way to avoid taxes, mantenere apparati e garantire prebende e soldi agli appartenenti alla casta politica (qui chiamata okhnas). L’interesse, come ovunque, lega i burocrati dell’assistenza stranieri a quelli locali, di norma parenti e amici dei politici e dei potenti.

L’autorevole economista cambogiano Sok Sina scriveA real friend who cares helps a country help itself. It’s not about giving money to a country to spend however it wants. I think [donors] don’t see that a lot of assistance has not been effectively used. How can the country be improving if it requires more assistance?” Yet, neither questions of the efficiency of aid nor a looming global recession that is hitting many of Cambodia’s key donors hard are likely to spark a drop-off in aid. Il principale ( e unico) oppositore Sam Rainsy ha dichiarato che l’enorme flusso di aiuti internazionali, ha creato a beggar mentality that makes Cambodia remain irresponsible and corrupt” Che altro dire.

 Questo schieramento di finanziatori non ha impedito (ma ha favorito) il crescere della corruzione e la concentrazione del potere nella mani del primo ministro, l’indistruttibile Hun Sen, che gli stessi donatori contestano per il poco rispetto dei diritti umani. Una farsa. Gli aiuti internazionali non sono serviti a equilibrare la diffusione della ricchezza che si è sempre più concentrata nella mani del 20% della popolazione (che ne detiene il 42% ). Nè limitare i fenomeni di  disgregazione sociale (prostituzione e sex trafficking) che nacquero proprio con l’occupazione dell’UNTAC. Circa il 25% della popolazione vive ancora sotto la linea di povertà e la diminuzione è stata solo del 5% negli ulimi 7 anni.

Non sorprende, quindi, che il modello di sviluppo proposto dall’Occidente, visto l’esempio dato dall’industria dell’assistenza, sia poco considerato. In un recente rapporto, Cambodia Development Resource Institute, indica il “China Miracle” come esempio da seguire per sviluppare il paese e ridurre la povertà. China’s development experiences and reform are ones that Cambodia can further examine as heavy involvement of the Chinese government in the development process has contributed to its impressive growth for the last three decades. In effetti, la percentuale della popolazione che vive sotto la linea di povertà è scesa in Cina dal 50% a meno del 7% in poco più di 10 anni, senza tanti aiuti internazionali.


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