Questa non è un'altra stupida commedia americana.
E no, non è nemmeno Non è un'altra stupida commedia americana.
E' una commedia americana, ma non stupida.
Possibile?
Possibile.
Anche se ambientata in un ambiente abusato come la scuola, anche se ripercorre un tema più che abusato come le dinamiche sociali negli anni del liceo, anche se la protagonista, bruttina e un po' sfigata, compie quell'evoluzione che la porta ad essere più bella e femminile e a trovare l'amore.
Tutto già visto, tutto già sentito?
Sì, vero, e ancora negli '80 e '90, ancora ai tempi di Grease se proprio vogliamo andare indietro nel tempo, ma l'A.S.S.O., o meglio, The DUFF (aspetto il giorno in cui poter scambiare due paroline con i titolisti italiani) ha la marcia in più di attualizzare il tutto, di parlarne in modo fresco e diretto, ironizzando sugli anni dei social, sugli anni dell'apparire.
Bianca è una D.U.F.F., un'amica rotondetta (definirla grassa risulta impossibile, ma tant'è) e bruttina, bella a modo suo ma se messa al confronto delle sue migliori amiche Casey e Jess lo scarto risulta lampante, e lei, senza ancora saperlo, non è altro che il terzo incomodo, non è altro che la pedina che tutti i maschi del liceo interessati alle altre due usano per poter carpire informazioni.
Della sua situazione Bianca se ne rende drammaticamente conto ad una festa, in cui l'amico d'infanzia Wesley, nel frattempo diventato il più bello e desiderato della scuola, glielo dice senza troppi giri di parole, rivelandole una verità che ferisce.
Partono le cinque (anche qui abusate) fasi del lutto, parte la rabbia, la negazione, la frustrazione, ma parte anche il tentativo disperato di rimediare a questa situazione, rompendo con quelle amiche belle ma non oche, affidandosi proprio a Wesley per la sua trasformazione da brutto anatroccolo a bel cigno, con tutte le scivolate che le mean girls di turno possono far fare.
Tutto già visto, tutto già sentito?
E' vero, lo è in tutto e per tutto, pure nel più classico dei cliché dello shopping trasformista con musichetta scanzonata come sottofondo.
Ma The DUFF riesce a divertire nonostante questo, attualizzando la storia con battute che prendono di mira il mondo dello spettacolo e il mondo dei social, ironizzando per primo su se stesso, sul suo essere l'ennesima commedia americana, riuscendo così ad uscirne vincente.
Attori belli e spigliati, ritmo incalzante e la scelta sempre intelligente di affidare la narrazione ad una voce fuori campo, che con scritte in sovraschermo e stop tattici, rendono il tutto ancora più godibile.
Non sarà l'originalità fatta a film, non sarà nulla di nuovo, nemmeno in quel finale romantico che speravo potesse essere evitato, ma The DUFF è onesto e diretto, è divertente e fresco, e lo si apprezza proprio per questo.
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