Cose pese...
Un’assurdità dell’attuale sviluppo capitalistico sta in questo: esso si basa (vedi Europa) sulla sacralità della libera concorrenza: la competitività (è viceversa vietata, o quantomeno fortemente sconsigliata, la libera solidarietà, perché la buona legge dice che va bene la libertà ma solo se dà profitto, altrimenti è una cattiva libertà), in nome della quale si proibiscono gli aiuti di Stato, in modo che l’imprenditore capitalista si muova liberamente e virtuosamente con le sue benedette regole intrinseche (autoregolamentazione del mercato, liberismo, neoliberismo). Ma si muove per dove? Essa si sorregge da oltre un secolo sulla legge che “più grande è meglio!” (la solita sindrome da ansia da prestazione?).
I Grandi e i Grandissimi (le Corporations) permettono così l’abbassamento dei prezzi, coi loro immensi profitti spingono la ricerca e l’innovazione, inquinano il mondo ma poi lo salvano con la nuova guaritrice tecnologia, rendono ricchi alcuni e poveri altri, ma poi quei poveri li rende benestanti rendendo più poveri altri ancora. Alla fin fine, migliorano le condizioni di vita solo per permettere a tutto il pianeta “civilizzato” di poter attingere dai loro cataloghi, omogeneizzando tutto, permettendo alle nove matricole democratiche di divenire, finalmente, cosmopoliticamente evoluti e ricchi. Ma i Grandi e i Grandissimi oggi chi sono? Non sono più, come all’inizio di questa prosopopea dalle tinte capitaliste, uomini e famiglie borghesi; i Grandi che posseggono e guidano l’economia anti-statalista globalizzata sono infatti oggi i fondi sovrani o i colossi statali cinesi (persino nelle curve degli ultras sono oggetto di attesa messianica).