L'atollo di Diego Garcia: chi ci è andato?

Creato il 28 dicembre 2014 da Loredana De Michelis @loridemi

Mistero dei misteri, qualcuno da là qualche volta legge questo blog. Meno male, perché così ho scoperto questo posto remoto, nel mezzo del nulla, ma militarmente al centro di tutto, che è il British Indian Territory, dove c'è un fantastico atollo con fascia di sabbia di 2 chilometri di larghezza e laguna spettacolare. C'è anche una strada asfaltata e perfettamente tenuta che lo percorre.
Qualche record mondiale in fatto di grandezza, particolarità della flora, pesci endemici e via dicendo. Ci sono tutti i comfort: ospedale, parrucchiere (gratis), ristoranti di pesce fresco (ci mancherebbe), fantastiche casette con giardino tropicale. Poi c'è anche una base navale, una per sottomarini scavata nel corallo, un aeroporto militare, un deposito di armi nucleari, tante Jeep e tanti bei ragazzoni muscolosi con i capelli a spazzola.
Ci sono anche molte foto di gente che fa windsurf e sci d'acqua, ma a quanto pare non ci sono diving centers e questo è molto strano: Diego Garcia deve essere il più bel posto del mondo dove fare immersioni. Sono quindi andata a controllare sui forum dei divers e ho trovato una discussione interessante: D: "Qualcuno sa perché le immersioni  a Diego Garcia sono proibite?" R: "Dalla parte inglese mi hanno detto che qualcuno le può fare, sono gli americani che non vogliono e vanno in giro a controllare che non succeda." D: "E per quale ragione?" R: "Sono americani, non hanno bisogno di giustificare le loro regole".
Inutile cercare i voli per Diego Garcia su Sky Scanner.
L'unica è andare a guardarselo su Google maps e cercare di immaginare cosa ci sia esattamente nella zona a nord dell'atollo che risulta offuscata e non mappata.
La storia dell'arcipelago delle Chagos è remota come la loro posizione: forse disabitate nell'antichità (ma quale antichità esattamente? Sono su una placca parecchio movimentata, potrebbero essere comparse e scomparse decine di volte) forse abitate da indigeni arrivati dalle Maurizio o dalle Seychelles, invase probabilmente dagli arabi di Zanzibar, fino ad essere finalmente, gloriosamente conquistate dagli europei, cioè dai Portoghesi, durante il loro periodo di grandezza navale. Dopo è tutta una faccenda di carte e di compravendite tra francesi e inglesi, come spesso accadeva ai tempi.
Nel 1965 gli inglesi comprano questo arcipelago dai francesi in via definitiva, per 3 milioni di sterline. Prendono i 2000 residenti e, tanto per fare una cosa in cui sono specialisti, li deportano contro la loro volontà alle Maurizio, facendone una comunità decadente, che da allora protesta e che da allora rimane semplicemente inascoltata.
Una volta ripulita Diego Garcia, l'unica isola ufficialmente abitabile delle Chagos, gli inglesi l'hanno affittata agli statunitensi, fino al 2016.
WikiLeaks sostiene che per impedire agli ex abitanti di vincere qualche causa in futuro e rientrare nei loro territori, la zona sia stata appositamente dichiarata riserva marina totale. Così nessuno ci può pescare e vediamo un po' se questi "Tarzan e Venerdì" hanno voglia di tornarci davvero. Questo impedisce inoltre l'avvicinamento di qualsiasi imbarcazione che non sia autorizzata.
Diego Garcia compare anche nelle voci di ricerca del famoso volo scomparso della Malaysia airlines e si mormora che sia uno dei "black site" della CIA. I "si mormora" sono infiniti: quello che sembra certo è che ogni investigazione e ogni dossier su eventuali traffici segretissimi, brilli per l'assenza di documentazione sulle attività che si svolgono su questo atollo.
C'è anche chi mi ha detto che da lì nessuno ha letto il mio blog, è semplicemente di moda tra smanettoni falsificare la provenienza del segnale del gps e farla apparire proveniente da lì, come avrebbe fatto un certo passeggero del famoso volo scomparso.
Chi lo sa.
Diventerà questo atollo un giorno una meta turistica accessibile, coi suoi 29 gradi stabili e la brezza costante? Improbabile.
C'erano dei cani addestrati a pescare, una volta. Pare siano stati tutti chiusi in un recinto e gasati con gli scarichi delle Jeep dopo la deportazione dei loro padroni.
C'era persino un asino (importato) che beveva dalle bottiglie di birra (indovina di chi). C'era una piantagione di cocco; un pesce-martello gigantesco vagava lì intorno.
Chissà cosa c'è negli abissi intorno a Diego Garcia. Chissà com'è il cielo là e che cosa ha visto. E chissà se qualcuno lo guarda quel cielo, alzando la testa, socchiudendo gli occhi e annusando il vento.
Una testimonianza in italiano sulla storia dell'atollo di Diego Garcia da "Il Manifesto" del 2004:
http://www.nodalmolin.it/La-sconvolgente-storia-di-Diego#.VJ_SncACTs

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