L'atteggiamento dei giovani verso il lavoro: cosa cambia

Creato il 29 ottobre 2014 da Lasfinge
29/10/2014
Una indagine della Coldiretti/Ixè mette a fuoco alcuni cambiamenti rilevanti nell'atteggiamento della nuova generazione verso il lavoro: intanto sembra crollato il mito del "posto fisso".
Nel 2014 solo il 46% dei giovani desidera ottenere un posto di lavoro fisso con un calo sensibile del 7% rispetto all'anno precedente.
Al contrario invece i giovani oggi puntano sempre di più su se stessi e le proprie risorse personali: il 31% infatti, quasi uno su tre, cerca di avviare in proprio una attività autonoma, in aumento questa quota dell'1% rispetto al 2013.
Il 64% dei ragazzi è disposto a spostarsi per risiedere nella città dove trova lavoro ed una quota consistente, il 51% è pronta a muoversi fuori dai confini nazionali.
Rispetto alle prospettive occupazionali i giovani di oggi sono scollati dalla millenaria tradizione per la quale arti e mestieri si tramandano di generazione in generazione: il 36% infatti vuole decisamente un lavoro diverso da quello dei propri genitori a fronte di un 30% che invece lo accetterebbe con piacere, mentre per il 24% sarebbe un ripiego cui adattarsi in mancanza di meglio.
Malgrado la crisi, questo ottobre sembra tuttavia concludersi sotto buoni auspici: l'Istat ieri ha comunicato un aumento del clima di fiducia delle imprese, salito a 89,3 da 86,9 del mese precedente e nel contempo l'indagine condotta da Coldiretti/Ixè sul sentire della popolazione evidenzia per la prima volta dal 2007 una prevalenza dell'ottimismo che è diffuso nel 40% degli italiani, con un guadagno netto rispetto allo scorso anno dell'11%. Permangono in posizione pessimista il 32% mentre il 28% pensa che le cose siano rimaste uguali.
  • I freni della ripresa economica, nel giudizio degli italiani sono: tasse troppo alte (indicate dal 41%) la corruzione (38%) l'evasione fiscale (35%) ed il peso della burocrazia (27%). L'indagine tuttavia sottolinea che il 63% degli italiani si dichiara contrario ad una riduzione della tassazione se questo comporta una proporzionale diminuzione  dei servizi sociali e sanitari.

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