L'ATTENTATRICE - di Yasmina Khadra

Creato il 30 gennaio 2013 da Ilibri

Titolo: L'attentatrice
Autore: Yasmina Khadra
Editore: Mondadori
Anno: 2006

Lo scrittore algerino Yasmina Khadra, in libreria con il suo ultimo romanzo edito da Marsilio Editore “L’equazione africana”, non sbaglia un colpo.

L’attentatrice”, uscito in Italia nel 2006, è un romanzo di grande intensità ed intelligenza. Caratteristiche ormai rare nella vasta produzione letteraria di questi ultimi anni.

Quella di Yasmina Khadra è una scrittura che non fa sconti, neanche all’autore costretto – dopo le reazioni in Algeria ai suoi primi romanzi - ad utilizzare uno pseudonimo femminile (il nome della moglie) anziché il proprio, Mohamed Moulessehoul, per i successivi romanzi pubblicati in Francia e poi tradotti in diversi Paesi.

Le prime pagine del romanzo trascinano da subito il lettore nel bel mezzo di un attentato kamikaze, dentro al centro della disperazione, dell’incredulità e dell’orrore dei suoi protagonisti. Siamo in Israele e i territori palestinesi non sono lontani. Qualcuno si è fatto esplodere in un ristorante di Tel Aviv: numerosi i morti e i feriti soprattutto tra i bambini, che verranno trasportati nell’ospedale dove opera il noto chirurgo Amin Jaafari, cittadino israeliano di origine araba.

Le origini del dottor Jaafari sono a Jenin, città della Cisgiordania, dove ancora vive la sua gente, una tribù di beduini, che ha abbandonato molti anni prima per diventare prima medico e poi israeliano, decidendo in questo modo di non schierarsi e di non prendere mai una posizione rispetto alle parti in causa.

Ho scelto la professionalità e come alleate le mie convinzioni, sicuro che alla lunga avrei finito per ottenere rispetto. […] Vedevo guerre seguire a guerre, rappresaglie a rappresaglie; mi vietavo però di giustificarle in un modo o nell’altro. Non credevo ai profeti della discordia e non accettavo che Dio potesse incitare i propri fedeli a scagliarsi gli uni contro gli altri e a ridurre la professione di fede a un’assurda e orribile questione di rapporti di forza” .

Ma le cose non sono così semplici. Il dottor Jaafari viene chiamato a riconoscere il cadavere della moglie dilaniato dall’esplosivo: è lei, l’amata Sihem, che si è fatta esplodere, è lei la donna kamikaze che ha provocato la strage di civili.

La scoperta trascina Amin Jaafari nell’abisso, costringendolo ad una disperata e faticosa risalita dentro se stesso alla ricerca della verità su quella donna con cui aveva vissuto da anni, ma che non aveva saputo ascoltare e guardare, evidentemente incapace di cogliere - nella loro quotidianità - quel segnale di aiuto che forse lei le aveva lanciato.

Tutte le convinzioni del dottor Jaafari, vedovo di una kamikaze, si sgretoleranno velocemente e con esse tutta la sua vita ed il rispetto che aveva per anni cercato di guadagnarsi nella società israeliana, la stessa da cui viene ora attaccato e umiliato.

Amin si mette quindi alla ricerca delle persone “responsabili” della conversione della moglie – una donna stimata, bella, intelligente e ben integrata - alla Causa palestinese, in un viaggio disperato verso i luoghi della sua infanzia, da Gerusalemme a Betlemme sino a Jenin. Il doloroso spettacolo delle terre martoriate dalla guerriglia e dalle rappresaglie, obbligherà Amin a mutare il proprio punto di vista – voltando le spalle al Muro dell’intolleranza - e a soffermarsi rapito all’ascolto di un popolo – il suo – che aveva rinnegato anni prima.

Per quanto incomprensibili continueranno ad apparirgli certe scelte votate alla morte ed incurabile la ferita lasciata dalla moglie, il dottor Jaafari non potrà sottrarsi ad una riflessione necessaria sul significato delle proprie scelte personali, dettate un tempo dal sogno di riscattare se stesso e la propria comunità da un’esistenza di miseria e sopraffazione.

Tutti mi perdonano per averli ignorati in questi anni, per aver preferito i grattacieli scintillanti alle aride colline, i grandi viali alle mulattiere, i lustrini illusori alle cose semplici della vita. Vedendo tutta questa gente che mi ama e potendo condividere con loro soltanto un sorriso, mi accorgo di quanto mi sia impoverito. Voltando le spalle a queste terre sconvolte e imbavagliate, ho creduto di rompere i ponti. Non volevo assomigliare ai miei, subire la loro miseria e nutrirmi del loro stoicismo”.

Il romanzo di Yasmina Khadra si snoda implacabile tra le ferite di un uomo e quelle della sua Terra, impotente e dolente di fronte al fanatismo e alla violenza cieca degli eserciti.

Vieni via – mi dice Faten tirandomi per il braccio. – Questa gente non ha più cuore del loro cingolato. Salviamo quel che possiamo e andiamocene.

Ma distruggeranno la casa – grido.

Cos’è mai una casa quando si è perso un paese? – sopira”  

Mohamed Moulessehoul, (Algeria, 1956), reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell'esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei suoi superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l'esercito svelando così la sua vera identità. Attualmente vive in Francia. In Italia sono usciti Morituri (e/o 1998), Doppio bianco (e/o 1999), Cosa sognano i lupi? (Feltrinelli 2001), Cugina K (Lavoro 2006), e poi con Mondadori Le rondini di Kabul (2003), La parte del morto (2005), L'attentatrice (2006), Le sirene di Baghdad (2007), Quel che il giorno deve alla notte (2009), Gli agnelli del signore (2009). Con Marsilio Editore, L’equazione africana (2012).

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