L'attività fisica contro l'infarto

Creato il 01 agosto 2015 da Framiner

Il movimento, oltre ad essere il mezzo ideale per prevenire questa malattia, è anche utilissimo per la riabilitazione dell'infartuato.
In questi ultimi anni - grazie anche ai risultati ottenu­ti con le esperienze di fisiologia sportiva - nel campo della medicina cardiovascolare sono stati fatti enormi progressi e, in alcuni casi, si è passati da certe posizioni ad altre diametralmente opposte.
Fino a non molto tempo fa, per esempio, alle persone che venivano colpite da infarto o a quelle affette da coronariopatie veniva prescritto il riposo assoluto, era proibita loro ogni forma di attività fisica che superasse un certo limite di intensità molto basso e veniva posto il divieto assoluto alla pratica di tutte le attività sportive. Oggi, invece, accade esattamente il contrario: si è sco­perto che il movimento non solo è il mezzo ideale per prevenire le malattie cardio-vascolari, ma che addirit­tura può essere vantaggiosamente utilizzato per la ria­bilitazione dei soggetti infartuati e dei coronariopatici. Naturalmente non si può e non si deve fare di tutta l'erba un fascio e bisogna, perciò, precisare che questo discorso è valido soltanto per certe malattie cardiache e non per altre.
Quando si parla di cardiopatie, infatti, si usa un termi­ne molto generico, all'interno del quale vanno fatte delle differenziazioni: le disfunzioni valvolari, l'insuffi­cienza o lo scompenso cardiaco, per esempio, sono casi in cui l'attività sportiva può essere veramente da evita­re, mentre in altre situazioni — soprattutto nell'infarto del miocardio — lo sport può essere considerato un vero toccasana.
I fattori di rischio dell'infarto - L'infarto cardiaco è una malattia molto diffusa che consiste in una lesione di una zona più o meno estesa del miocardio, cioè della parete muscolare del cuore.
Spesso la lesione è determinata dall'occlusione dei vasi sanguigni che irrorano quella determinata zona, per cui, non ricevendo più sangue, il tessuto va in necrosi, cioè le sue cellule degenerano e poi muoiono. Gli studiosi sono riusciti ad identificare più di venti fattori che predispongono l'organismo al rischio di un infarto cardiaco e che, perciò, sono stati raggruppati sotto il nome di "fattori di rischio". Tra questi ci sono l'età, il sesso, alcuni aspetti delle condizioni di salute dell'organismo e certe abitudini di vita.
Alcuni di questi fattori non sono in alcun modo modifi­cabili: ad esempio non si può fare nulla contro il fatto che più si va avanti con l'età tanto maggiori diventano le probabilità di avere un infarto, né si può cambiare la realtà che vuole che gli individui maschi siano più pre­disposti a questa malattia rispetto alle femmine. Su altri fattori, invece, è possibile intervenire con un più sano regime di vita e soprattutto con la pratica di un'attività fisica appropriata.
Non è di secondaria importanza il fatto che tra questi fattori-rischio modificabili ci siano i tre più importanti, cioè quelli che gli studiosi ritengono che siano più peri­colosi: l'ipertensione, le dislipidemie — cioè l'alta percentuale di colesterolo e di altri grassi nel sangue — e l'abitudine al fumo.

L'attività fisica per la riabilitazione dell'infartuato

- Genericamente si può dire che, tra tutti gli sport, quelli che fanno bene al cuore sono quelli che si possono protrarre nel tempo ad un ritmo piuttosto blando. In particolare i più indicati sono la corsa lunga e lenta e - meglio ancora - il ciclismo, svolto a un ritmo lento e regolare. Sono sorti in varie parti della nostra penisola dei centri medici specializzati in cui si cerca di restituire ai malati la massima efficienza cardiaca e di metterli nelle condizioni di non subire, in futuro, un secondo attacco di cuore. In questi centri i malati vengono dapprima sottoposti ad esami cardiologici generali e a prove per rilevare la funzionalità cardiaca sotto sforzo. In seguito, sulla base dei dati ottenuti, viene preparato un piano di allenamento al quale il soggetto si deve attenere e, a intervalli regolari, vengono fatti dei controlli che permettono ai medici di tenere sotto costante osservazione l'evolversi della situazione ed eventual­mente di modificare il piano di lavoro previsto per il malato.
Gli effetti benefici sul cuore - È dimostrato che con la pratica costante dello sport si ottengono dei grossissimi vantaggi per il cuore: il diametro di certi capillari può aumentare fino a dieci volte, per cui al miocardio arriva una maggiore quantità di sangue nell'unità di tempo; inoltre con l'allenamento aumenta la gittata cardiaca, cioè la quantità di sangue che il cuore espelle ad ogni contrazione e, di conseguenza, diminuisce la frequenza cardiaca sia a riposo sia sotto sforzo, con il risultato che il muscolo del cuore riesce a fare lo stesso lavoro con minore fatica.

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