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L'atto di uccidere - Christine Cynn, Joshua Oppenheimer (2012)
Creato il 22 giugno 2015 da Lakehurst(The act of killing)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Tra il 65 e il 66 ci fu, in Indonesia, una pesante purga anti-comunista che portò a massacri efferati e gratuiti di civili. Il film è un documentario che segue una manciata di carnefici dell'epoca, ne mostra la vita e chiede loro di realizzare una rappresentazione dei loro crimini (sotto forma di film).
Un documentario certo, ma anche una rappresentazione finzionale di ciò che successe per opera dei diretti interessati, e nel finale, anche un twist inaspettato che trasforma il film in un mezzo per modificare la realtà; un pò "El sicario" un pò un certo cinema di Kiarostami (quello più meta-cinematografico, o meglio, meta-realistico).
In primo luogo questo film ha il vantaggio di parlare di un argomento sostanzialmente sconosciuto ai più (in Europa); inoltre ha il vantaggio di farlo con i diretti interessati con il punto di vista dei carnefici, che, essendo i vincitori, non sono considerati negativamente.
Mostra molto; impossibile non far vedere il lato umano di carnefici orribili (dei nazisti, dei gangster senza scrupoli dei film), non perché questo sia l'obiettivo, ma in quanto dovendoli seguire, la loro normalità salta spesso fuori.
Inoltre viene mostrato il modo in cui vengono a patti con loro stessi, come si possa considerare eventi enormi del passato in maniera distaccata; loro sono convinti di aver operato il male affinché il bene prevalesse; nessuno ha ripensamenti, ma almeno un paio affermano di avere problemi, il protagonista, a esempio, non riesce a dormire.
Viene mostrata la percezione che ha il grande pubblico nei loro confronti. Alcuni di loro sono ancora personaggi famosi nella loro zona, si vantano degli omicidi e del modo in cui furono condotti, vengono invitati a manifestazioni e a talk show.
Viene mostrato il modo in cui, messi di fronte a ciò che hanno fatto, devono ragionare su loro stessi; sul fatto che tutti dovevano sapere quello che facevano e dunque tutti erano conniventi; si chiedono come verrà percepita la loro immagine negli anni a venire, si rendono conto della crudeltà delle loro azioni.
Viene mostrata la tranquillità e la felicità nel mostrare come uccidevano o da dove prendevano ispirazione (uno guardava i film americani di gangster e poi riproduceva i loro omicidi), ma ancora più sconvolgente è quanto candidamente ammettano altri crimini, attuali o futuri (le attività illegali del gruppo paramilitare di cui fanno parte o il candidato al parlamento che pregusta il giorno in cui verrà eletto perché potrà cominciare a chiedere tangenti).
Tutto è mostrato in maniera talmente plateale e continuativa che tutto diventa banale, perde di efficacia, gira troppo intorno; se il senso che voleva dare era questo (cioè di una società che pur considerando distaccatamente il male fatto non riesce ad avere empatia per nessuno dei protagonisti delle vicende) allora ci è riuscito; anche se dubito fosse questo l'intento.
Ma il motivo principale per cui questo film è diventato famoso e, forse, meriterà sempre una visione è come l'osservatore modifichi l'osservato; è lo studio entomologico di come una macchina da presa non potrà mai mostrare la realtà, perché la gente cambia quando si trova davanti all'obbiettivo.
SPOILER ALERT; il fatto si trova tutto negli ultimi minuti di film, quando il protagonista, impersonando una delle sue vittime e mimandone la morte (e rivendendosi poi in video) si commuove rendendosi conto di quello che devono aver provato le sue vittime. STOP
PS: altro dettaglio impressionante è il numero di Anonimi nei credits (compreso un co-registi). Si rimanga a guardare i titoli di coda e si resterà impressionati per il numero di persone che hanno rifiutato di dichiararsi per paura di ritorsioni dato l'argomento ancora scottante nel paese.
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