L'Aurora di una nuova vita...(parte 3)

Da Rubedofilms @rubedofilms


Londra, Hammersmith ©2011

...diciamo che non sono mai stato uno a cui il lavoro è interessato. Anzi, diciamo pure che non avevo mai lavorato "seriamente" (a parte in un paio di occasioni), secondo quelli che sono i canoni della "gente normale" (concetto vago e astratto).Va bene. Riformulo. Non avevo mai fatto turni di lavoro da almeno 8 ore, come fanno la maggior parte dei lavoratori dipendenti.Una nuova sfida! Scoprire se ero capace anche io di lavorare come gli altri. Per me la risposta non era scontata, ma nemmeno per altri, come poi ho scoperto.Lavorare a Londra è impegnativo. Lavorare in centro Londra in un bar con alta frequenza di clienti è tosto. Lavorare in queste condizioni non avendolo mai fatto, beh, è interessante...scopri cose di te stesso che non immaginavi nemmeno...non ho fatto un lavoro particolarmente pesante, se penso alla media pesantezza dei lavori, ero pur sempre un barista/lavabicchieri, passavo il tempo al lavoro a lavare, lavare, lavare, servire ogni tanto, preparare drink qualche volta e cercare di creare buoni rapporti con colleghi e clienti sempre.Il mio contrappasso è stato dovermi radere e pettinare tutti i giorni, mettermi sempre camicia (nera) e scarpe eleganti, arrivare in orario e mangiare quello che la cucina offriva, viaggiare quasi sempre in autobus di notte perchè si finiva quasi sempre dopo l'orario di chiusura della Tube (l'ultima corsa che mi portava a casa in 25 minuti era alle 00.26...).Per chi mi conosce sa che queste sono cose impensabili per me anche prese solo singolarmente. E allora come ho fatto a farle e a resistere, comunque, per 3 mesi? C'era un mio collega che qualche settimana prima che tornassi in Italia mi ha detto che il primo giorno che mi aveva visto pensava che non avrei retto una settimana. Ed ero ancora lì. E non me ne sarei andato se non fosse stato per una cosa molto più importante...Come ho fatto allora?Semplicissimo. Tutto quello che ho fatto a Londra è stato per Lei. Per Aurora. Era già lì con me, il suo pensiero mi ha dato la forza di affrontare ogni cosa. In alcuni momenti mi sono aggrappato all'Amore che già provavo per quella piccola fagiolina nella pancia di Silvia. Solo a pensarLa il mio cuore batteva a mille, di un Amore splendente che mi riempiva di commozione e gioia.E la fatica spariva. Le preoccupazioni pure. Tutto quello che ho vissuto, l'ho vissuto per Lei, per poterglielo un giorno raccontare e renderla orgogliosa del suo papà. Poterle dare l'esempio concreto della mia esperienza. E per poterle dire che è stata dura, a volte durissima, ma che il suo papà non ha mai mollato.