di Michela L.
Pensavo si trattasse del racconto di una storia d’amore ed invece è un libro sull’amore, sui molteplici aspetti di questo sentimento, spesso animato non da buoni intenti ma da egoismi, gelosie e vendette. Lo scenario è quello silenzioso e desolato della campagna inglese, e i personaggi che lo abitano sono pochi e quasi tutti in un modo o nell’altro imparentati tra di loro. La Brontë spiega perfettamente come un ambiente aspro e crudo ed una vita priva di affetti e istruzione possa condizionare l’esistenza di un individuo potenzialmente buono rendendolo cinico, vendicativo e colmo di forti sentimenti che, portati all’estremo, diventano potenti armi devastanti, distruggendo tutto o quasi: si sa, una volta esaurita la loro potenza dalle ceneri rinasce sempre qualcosa. Il finale è veramente geniale e grazie ai loro “replicanti” renderà giustizia al potente sentimento che ha animato e guidato le vite di Catherine e Heathcliff.
Leggendo altre recensioni del libro ho trovato una quasi unanime descrizione dei due protagonisti principali come persone forti ed appassionate, io invece li ho trovati fragili e insicuri, incapaci di incanalare quelle potenti emozioni che la compagnia reciproca dava ad entrambi finendo per distruggerli.
Un pensiero finale è d’obbligo dedicarlo al buon Edgar Linton, capace di amare anche senza esserne ricambiato totalmente, apparentemente debole si rivelerà forte e sicuro di sé, perfettamente in grado di trasformare il dolore personale in un tenero ricordo che gli permetterà di provare ancora e nonostante tutto dei buoni sentimenti e, soprattutto, di saperli tramandare.
Cime tempestose, di Emily Brontë
(ed. Einaudi, 2006, pp. 391, ISBN 9788806181420)