Di Alessandro M.
Non ci sono più abbastanza soldi per andare tutti al cinema, perciò decide di indire una specie di concorso tra i figli (quattro maschi ed una femmina) mandandoli al cinema uno per volta e poi facendosi raccontare il film: chi sarebbe stato più bravo a raccontare avrebbe goduto del privilegio di andare al cinema per poi raccontare il film a casa al resto della famiglia. E’ proprio la bambina a spuntarla, l’ultimogenita, con la sua capacità di concentrazione, con le sue movenze, smorfie, voci, mimica e perfino travestimenti. Maria Margarita diventa sempre più brava a raccontare ed anche a cantare quando si tratta di musical, al punto che il suo pubblico comincia ad allargarsi, la casa si popola di gente del villaggio che paga per vederla ed ascoltarla.
La gente è entusiasta, arriva perfino a prenotarla a domicilio, fregandosene del fatto che la bambina raccontasse molto liberamente, modificasse la trama o la inventasse nel caso in cui venisse richiesto un film che non aveva neppure visto.
Una serie di eventi tragici frenerà il suo successo, che finirà con l’esaurirsi col diffondersi della televisione. Ma Maria Margarita, alias Fata Delcine, non smetterà mai di raccontare.
Un romanzo bellissimo, che con semplicità e freschezza celebra l’arte del raccontare, dell’antica tradizione orale, strizzando l’occhio con un po’ di malizia al grande cinema.
La bambina che raccontava i film, di Hernan Rivera Letelier
(ed. Mondadori, 2011, pp. 110, ISBN 9788804606468)
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