Un albo variopinto e luminoso, che commuove, stupisce e incita la fantasia, e i desideri, a volare liberi e arditi.
Un racconto che trabocca di tenerezza, che non pone limiti all’immaginazione e che, al di là dei significati che possono leggervi gli adulti –magari un po’ malinconici – sicuramente regala un previlegiato punto di vista bambino secondo il quale la magia fa parte della realtà e l’ordinario ha confini labili e valicabili con lo straordinario.
Nato dalla penna di Alessandro Riccioni e illustrato dall’incantevole tavolozza di David Pintor, “L’Eco” si offre ai suoi lettori come un bel viaggio tra le cittadine e le colline toscane e parla loro di desideri del cuore, per una volta non troppo difficili da realizzare.
Un padre e un bambino – ancora assonnato per via di una sveglia troppo mattiniera – pedalano abbracciati fin sulla cima di una ridente e dolce collina, punteggiata di cipressi, campi coltivati, vigne e prati.
Dove vanno così di fretta? Semplice: all’appuntamento con l’Eco!
Il papà lo sa bene e per meglio mostrarlo al figlioletto inizia subito a chiedere doni per lui. Dapprima un trenino, poi un cappello, un clarinetto…E l’Eco, affidabile e sicura, restituisce un “-ino”, un “-ello”, un “-etto”.
Il piccolo, per nulla deluso, immagina sorridente cosa si può costruire con quelle paroline piccole piccole: un pan-ino per quando si è affamati, un mazzol-ino da regalare all’amichetta…O ancora un ombr-ello per le giornate piovose, un secchi-ello per quando c’è il sole, un cass-etto per le matite colorate…
Poco importa, il messaggio, fondamentale, è che per entrare nel mondo dei giochi e dell’avventura non serve avere-avere-avere, non serve comprare-comprare-comprare, ma basta mettere in moto l’immaginazione, che è il dono più bello di tutti.
E quando tocca al bambino esprimere il suo desiderio? Beh, stavolta si tratta di una speranza talmente profonda e intima che non è proprio il caso di gridarla contro il vento ad alta voce. E’ sufficiente sussurrarla dentro di sé perché l’Eco – che è potente e antica come la terra – possa ascoltare e, incredibilmente, esaudire.
L’ultima doppia facciata è una sorpresa che non vi svelo. Sappiate solo che strappa una lacrimuccia e regala un sorriso.
Un albo caldo e accogliente che già nell’immagine di apertura – il papà accovacciato all’altezza del figlioletto intento a parlargli guardandolo negli occhi – parla di un’affettività e di un legame autentici, basati sull’ “essere vicini” e non sul “dare per colmare vuoti”.
Una storia magica e lievemente bislacca, viva di quell’irrealtà così preziosa che è parte essenziale dell’infanzia, l’età fantastica dove tutto può accadere e non ci sono i limiti pesanti del reale a porre freno a ciò che potrebbe essere.
Mi commuovono, nello sfogliare le pagine, i gesti di contatto tra i due protagonisti: l’abbraccio saldo in bicicletta, la mano nella mano, il piccolo arrampicato sulle spalle del papà.
Come mi incantano i paesaggi toscani tanto ben rappresentati: le colline, i monumenti, le case, gli archi, l’acciottolato della via e della piazza, i colori dell’alba, il vento che scompiglia le foglie, i sentieri che si inerpicano su per i pendii, le coltivazioni tipiche.
I verdi e gli ocra brillanti, la limpidezza e la vastità del cielo…ogni piccolo particolare parla di una terra così ridente e splendida che è una gioia vederla celebrata in un albo illustrato per bambini, dove solitamente si trascura la caratterizzazione geografica e territoriale. E a volte – come dimostra quest’albo - può essere un peccato.
(età consigliata: dai 4 anni)
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