L’economia da numeri

Creato il 15 novembre 2013 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo

Quando si dice che lo Stato centrale (includendo Regioni, Province, Comuni) spende 808 miliardi di euro all’anno, bisogna chiarire un punto, forse non del tutto scontato: lo Stato preleva i soldi attraverso le tasse e li ridistribuisce all’interno della nostra economia per fornire servizi: pensioni, scuola, sanità, esercito, polizia, burocrazia, magistratura, eccetera.
Poi lo Stato spende 130 mld per consumi intermedi che potrebbero essere ridimensionati invero e con enormi risparmi (es. carta, computers, cda vari)., risparmi che potrebbero permettere di pagare i fornitori che aspettano da anni ed impazientemente di essere pagati.
Quando si dice che lo Stato deve tagliare le spese per poter diminuire le tasse, in realtà si sta parlando di una diversa destinazione del denaro. Per esempio, c’è chi suppone che lasciando più denaro nelle tasche dei cittadini, questi sapranno spenderli meglio, in maniera più gratificante per loro e più produttiva per l’economia. Particolare non trascurabile, questa è una tesi tipica della destra liberale. Mentre invece la sinistra sostiene che il denaro ridistribuito attraverso la spesa pubblica protegga meglio i più deboli: se lo Stato non provvedesse alla scuola o alle spese sanitarie, potrebbero studiare solo i ricchi oppure essi soli curarsi, mentre i poveri verrebbero lasciati a se stessi.
Allora, dove è il problema? Il problema è che viene messo sotto accusa il modo di spendere dello Stato: cioè un modo improduttivo, inefficiente, parassitario, che non alimenta la crescita dell’economia ma la deprime e la castra inesorabilmente.
Tuttavia è innegabile che i servizi forniti dal nostro sistema pubblico siano in buona parte poco efficienti: se vogliamo fare un esempio macroscopico, basti pensare alla scuola, dove l’Italia si trova in coda (Ocse ecc.) in tutte le classifiche di performance dei nostri studenti rispetto a quelli di altri Paesi avanzati. Qui non si tratta di spesa; a meno di credere che la nostra intelligenza media nazionale sia più bassa della media europea, è chiaro che il nodo sta nel manico di chi ci Governa: classe dirigente, organizzazione, materie di insegnamento, metodo di insegnamento, capacità di insegnare: in una parola, è necessaria più efficienza.

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