Anno nuovo, vita nuova..... questo narra un detto vecchio come il mondo!!! Ma c'è da stare allegri??? A sentire gli esperti non molto.
Non del tutto rosee sono infatti le previsioni riguardanti l'economia, previsioni che vanno a delineare una situazione critica in tutto il globo, Asia compresa, e che danno ben poche speranze ai mercati internazionali.
Ecco perchè SanTommaso ci ha messo il naso ancora una volta, cercando di illustrarvi il futuro che, ahimè, ci aspetta.....
LA SITUAZIONE IN EUROPA
Le nuvole si addensano sopra il Vecchio Continente: a
dispetto dell'accordo verso una maggiore integrazione fiscale, la crisi del
debito entra nel suo terzo anno e ancora monopolizzerà i titoli nel 2012.
C'è
grande preoccupazione che i leader stiano facendo troppo poco per stimolare la
crescita, con Paesi del calibro di Spagna e Italia destinati a una recessione
lunga e dolorosa.
Infatti sembra che, secondo gli analisti della Reuters , molte delle più importanti
economie sviluppate del mondo si stiano dirigendo verso la recessione e i
mercati azionari mondiali sembrano destinati a recuperare solo una frazione
delle loro pesanti perdite del 2011.
L'Europa, tra l’altro, deve affrontare un altro durissimo
anno dopo i pessimi risultati economici nel 2011, anno che peserà sulla
crescita futura a livello mondiale, ma si spera che i mercati emergenti,
assieme gli Stati Uniti, possano muovere nella giusta direzione.
Secondo gli economisti l'area euro continua ad essere una
fonte di instabilità economica e finanziaria per il resto del mondo e potremmo
essere di fronte a un declino più stabile e duraturo della capacità di crescita
nelle economie sviluppate.
E importante sottolineare che l'economia mondiale sta ancora
crescendo. ‘’Ma nel 2012 ci saranno due mondi diversi", ha detto Gerard
Lyons, capo economista alla Standard Chartered Bank: "Nel 2012 l'Europa
trascinerà il mondo verso il basso nella prima metà dell'anno, e la Cina lo trascinerà
verso l'alto nella seconda metà dell'anno".
Il nuovo ministro dell'Economia spagnolo Luis de Guindos ha
spiegato che il Paese scivolerà in recessione all'inizio del prossimo anno con
il trimestre in corso e il primo del 2012, che stanno registrando una crescita
negativa. De Guindos ha detto lunedì si aspetta che l'economia spagnola, la
quarta più grande della zona euro, registri una contrazione del 0,2-0,3% negli
ultimi tre mesi del 2011 e nel primo trimestre del prossimo anno. La Spagna
aveva iniziato ad emergere da due anni di recessione l'anno scorso quando aveva
registrato due trimestri successivi di crescita nel 2011 prima di postare
crescita zero nel terzo periodo. De Guindos si è insediato la scorsa settimana
come parte del nuovo governo conservatore Partito Popolare. Giovedì scorso ha
detto che era fiducioso che il paese sarebbe emerso dalla sua grave crisi
economica.
Qualunque sia il futuro della zona euro, gli effetti della
crisi del debito sono già stati avvertiti in tutto il mondo. L'Unione europea è
il principale mercato delle esportazioni cinesi, e i dati di produzione
mostrano una diminuzione dei livelli di nuovi ordini esteri.
E un sondaggio effettuato a novembre interpellando 20
economisti e politici, ex accademici di noti istituti di ricerca, indica che 14
di loro non si aspettano che la zona euro sopravviva nella sua forma attuale.
ASIA ED
ECONOMIE EMERGENTI
Il Partito Comunista Cinese sta scommettendo che i
colpi al freno dati nel corso di questo anno siano stati sufficienti solo per
limitare la bolla immobiliare e per evitare che l’inflazione arrivasse a
livelli di pericolo, ma non abbastanza per allontanare l’economia da un duro
atterraggio.
L'economia
cinese sta crescendo a ritmo più debole dal 2009. Gli economisti interpellati
da Reuters sostengono che la Banca popolare cinese si asterrà da politiche più
aggressive e la crescita scenderà bruscamente al di sotto dell'8 per cento.
La più grande speranza è che possa essere mantenuta
una crescita moderata per garantire un passaggio di
potere ordinato nell’ottobre del 2012, quando, per la prima volta da un
decennio, una nuova generazione di dirigenti salirà in carica alla nazione
forte di 1,3 miliardi di persone.
Il favorito per la carica di Segretario Generale sembra essere il misterioso Xi
Jinping, il piu’ rosso dei rossi. La Cina ha il potere fiscale, se ce ne fosse bisogno,
di puntellare la crescita se il ribasso dovesse essere più duro di quanto
atteso, anche se l’ FMI ha verificato che i debiti
non pagati sono incrementati fino a quasi il 100% del PIL negli ultimi cinque
anni, circa il doppio dell’intensità
della bolla creditizia in Giappone prima dello scoppio della bolla Nikkei o
negli Stati Uniti prima dello scoppio della bolla dei subprime.
Si tratta quindi di una minaccia alla
stabilita’ sociale, in quanto al momento i cinesi più poveri non possono più
permettersi di comprare o affittare una casa. Il governo si sta affrettando per
approvare piani di edificazione per 36 milioni di abitazioni per le famiglie a
basso reddito al costo di 850 miliardi di dollari, ma non è ancora chiaro da
dove possano venire i soldi.
È in dubbio se il sistema bancario sia
ancora in grado di spingere in alto l’economia con facilità come accadeva in
passato. Fitch Ratings avverte
che c’è già stato un "massiccio aumento del leverage", che ha
eroso la capacità degli istituti di credito di generare una crescita economica
genuina espandendo ancora il credito.
Gran parte dei capitali hanno già
lasciato il paese. Le riserve estere cinesi da 3,2 trilioni di dollari hanno
iniziato a ridursi. Si puo’ quindi dedurre, a detta di molti, che il modello di
crescita cinese abbia raggiunto il suo limite, modello legato a doppio filo alle
esportazioni.
Il duro compito cinese dunque è quello di liberare i
consumi, e ciò richiede a sua volta una rivoluzione culturale. Non è successo
molto su questo fronte nel 2011. Forse il 2012 ci mostrerà un barlume di miglioramento.
A compensare
questo scenario dovrebbero intervenire i risultati delle principali economie
dei mercati emergenti, come ad esempio il Brasile, che dovrebbe crescere nel
2012.
Anche l'India è stata colpita da un rallentamento
pronunciato della crescita e gli economisti interpellati da Reuters
suggeriscono alla sua banca centrale di allentare la politica monetaria entro
la metà del 2012, nonostante l'inflazione ostinatamente alta. Potrebbe essere
in un anno difficile.
Chiudiamo la panoramica con il Giappone, dove gli
economisti hanno abbassato le previsioni di crescita e ci si aspetta
un'espansione dell'1,8 per cento. Il paese del sol levante dunque dovrebbe
riuscire ad evitare una imminente recessione, ma c'è poca speranza che emergerà
dalla deflazione nel breve periodo.
SONDAGGI
Un nuovo sondaggio mondiale di fine anno conferma il trend negativo delle
speranze dei cittadini sulla situazione economica nel 2012.
L'indagine è stata condotta da WIN-Gallup
International, di cui Doxa è il partner per l'Italia, come riferisce un
comunicato della stessa Doxa.
Dal barometro emerge che il 30% della popolazione mondiale pensa che il 2012
sarà un anno di maggiore prosperità economica rispetto al 2011, mentre il 34%
si aspetta un anno di maggior difficoltà.
Il 27% prevede una situazione
invariata e l'8% non ha fornito alcuna risposta.
Il primato del pessimismo per la situazione economica è detenuto dall'Europa,
seguito dal Nord
America. La situazione più negativa è stata rilevata in
Francia, dove l'indice "Net Hope" (la "speranza netta",
ossia la differenza tra gli ottimisti e i pessimisti) è pari a -80%.
Secondo i dati Doxa, in Italia ci sono 4% di ottimisti e 34% di pessimisti,
con un saldo quindi del -30%.
Va però sottolineato che l'indice "Net
Hope" rilevato per l'Italia a fine 2010 era del 35%, quindi migliora di 5
punti e si colloca tra i meno negativi in Europa.
Qaunto ai giovani, i dati mostrano dei tratti comuni in tutto il mondo:
sotto i 30 anni, a livello mondiale, l'indice "Net Hope" è pari a
+9%, mentre scende a -5% fra i 30 e i 50 anni, a -19% fra i 51 e i 65 e -32%
oltre i 65 anni.
La top 10 degli ottimisti include 4 paesi asiatici (Azerbaijan, Turchia,
Pakistan e Iraq), 2 paesi africani (Camerun e Nigeria), uno dell'America Latina
(Colombia) e 3 europei (Islanda, Romania e Macedonia).
La top 10 dei pessimisti annovera invece 9 paesi europei (Austria, Belgio,
Svezia, Germania, Bosnia, Danimarca, Svizzera, Finlandia e Russia) e un solo
paese dell'America Latina (Perù).
Articolo redatto con l'aiuto delle seguenti fonti 1
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