Che gli editori, soprattutto quelli grandi abbiano una politica bizzarra nei confronti dei libri non sono certo io a scoprirlo. Però esiste di certo un atteggiamento sbagliato da parte di tanti scrittori esordienti.
Essi pretendono. Che la casa editrice sia grande media o piccola “essi” sono già certi del proprio valore.
Lo riscrivo: non ho molte simpatie per gli editori, di certo perché mi ignorano. Non solo, si capisce.
Però credo che se si immaginasse un editore come un boia, che di mestiere fa il tagliatore di teste, forse le nostre storie sarebbero più curate. Meno zeppe di fesserie, errori, sviluppi balordi e personaggi diafani.
L’editore è come un boia. È inutile presentarsi a lui convinti di averlo dalla nostra parte. Lui desidera solo fare bene il proprio lavoro: mozzare teste. Ci riesce alla perfezione, e il suo taglio è spesso giusto e doveroso. Sbaglia pure lui ci mancherebbe. Ma nel 90% dei casi ci azzecca.
Lo so, molti potrebbero dire che è in mano ai poteri forti (o forse: che lui è un potere forte), e perciò taglia e basta. Questo non ci deve esimere dal curare le nostre storie. In fondo se il boia separa le teste dai corpi, non vuol dire che sia davvero cattivo. Ha solo una fila enorme di candidati alla letteratura che al momento dovrebbero pensare ad altro.
Leggere di più per esempio…
“Ma c’è il self-publishing”, obietterà qualcuno. Certo; ma tutti coloro che vi si sono affidati, come reagirebbero se il boia li graziasse? Se giungesse una mail da Mursia, Minimum Fax, la classificherebbero come “Indesiderata”, oppure si precipiterebbero a rispondere?
Non sto rivalutando gli editori, sto cercando di fare alcune distinzioni. Se si osservano le classifiche dei libri più venduti (ammesso che questo sia un criterio da usare per saggiare la salute della letteratura italiana), si può pensare molto male del loro lavoro. Ma non tutti badano a pubblicare biografie insulse, o libri di ricette.
Però tutti, più o meno, tagliano teste.