L’editoriale di Carlo Santi

Creato il 08 novembre 2011 da Ciessedizioni

Buongiorno, vorrei pubblicare una raccolta di poesie ed un racconto breve di 84 pag. (42 fronte retro), carattere 14. Forse è troppo corto? Chiedete contributi? Dopo quanti mesi potrei aspettarmi una risposta?”

Questa è una mail standard di aspiranti autori che vogliono pubblicare il loro lavoro. E’ anche il modo di presentarsi peggiore al mondo, arroganza oltre misura e offensivo al massimo, sintomo di maleducazione e scarsa attitudine a pensare a quello che si dice/scrive.

Perché? Per un’infinità di motivi!

La prima perché un editore è un imprenditore a tutti gli effetti, con rischi economici e d’impresa, è soggetto fallibile e tenuto a bilanci, contabilità e altri adempimenti legali. “Vende” prodotti editoriali e, che gli piaccia o meno o che sia appassionato o meno, l’editore questo è: un imprenditore che “commercia” letteratura! E, come ogni buon commerciante, vende di più se il “prodotto” è buono o, meglio, ottimo.

La seconda perché mi domando e vi domando: che “prodotto” può mai essere, da valutare e prendere in considerazione, quando ci si presenta con una mail di siffatto tenore, senza un allegato, una presentazione, uno stralcio dell’opera o altre info sulla persona che si propone? Tutte informazioni che sono necessarie per prendersi carico dei costi di una pubblicazione professionale, con stampa, distribuzione libraria, promozione, etc.

La terza è perché la CIESSE Edizioni non è una “Agenzia di pubblicazione a richiesta”. Tu (mi rivolgo a chi scrive mail come quella sopra), aspirante autore o asserito tale, proponi progetti editoriali a qualcuno che deve valutarli, che ha l’onere di scegliere e puntare economicamente su di te e gli precisi che “vorresti” pubblicare qualcosa senza dire nemmeno di cosa si tratta? Ah sì, l’ha detto di cosa si tratta, 42 pagine, carattere 14 contenenti poesie e un racconto breve. Due cose che dovrebbero essere “leggermente” differenti. E’ pleonastico che il tizio non sa nemmeno cosa sta dicendo e non ha contezza letterale. La poesia è una cosa seria, parliamo di cultura, sensibilità, sentimenti, profondità, etc. mentre il raccontino breve può essere di tutto, ma sono certo che da un tizio simile può essere solo uno strafalcione e, al massimo, essere un prodotto simile a poco più di una brochure, piuttosto che un’opera dal taglio professionale.

La quarta perché uno che si rivolge a una casa editrice, prima e per educazione nonché professionalità (Sì! è richiesta la professionalità anche a un esordiente, anzi, maggiormente a un esordiente), si deve informare su “chi, cosa, quando e perché” in merito a tale editore. Per cui ci si va a informare, magari consultando il sito web ufficiale dove, guarda caso, è scritto cosa si vuole e non si vuole. Nel nostro caso è sospesa la ricezione di manoscritti fino a data da destinarsi e si legge chiaramente qui. E che siamo editori No Eap è ben evidenziato in prima pagina, in seconda, in terza e ovunque...

La quinta è perché ne riceviamo a centinaia di mail simili, ci intasano la casella di posta, perdiamo tempo a leggere di cosa si tratta e ogni volta è la stessa cosa: ci arrabbiamo! Soprattutto perché è di certo lecito chiedere, ma prima di fare una qualsiasi e semplice domanda, sarebbe utile e bene pensare seriamente sia di cosa si sta parlando sia di cosa hai intenzione di proporre a chi dovrebbe credere in te e nel tuo lavoro.

No perditempo, per favore!

Carlo Santi

Direttore Editoriale CIESSE Edizioni


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