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L’educazione al lavoro affonda le sue radici nell’età della scuola

Creato il 26 aprile 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

L’educazione al lavoro affonda le sue radici nell’età della scuolaNonostante il tormentato periodo di crisi imperante e gli inevitabili risvolti dolenti sui vari piani della realtà sociale c’è ancora spazio per le lagne e le pretese irresponsabili. In genere si tende a ritenere che le prove severe aiutino le persone a maturare, a divenire più responsabili e più forti, ma evidentemente non è così visto che proprio in questo periodo si è alzato un polverone, ad opera di certi genitori, relativamente ai loro “poveri bambini”, perché stressati dai compiti a casa a cui si aggiunge la loro incapacità, dei genitori, a gestire detto stress.

Sintetizzando la proposta suggerita dal saggio amore genitoriale è stata quella di proporne l’abolizione. Riteniamo davvero opportuno, a tale proposito, richiamare l’attenzione del lettore sui due punti salienti, della lagna in questione, quali: lo stress e il ruolo dell’esperienza scolastica. Per quanto riguarda il fenomeno dello “stress” ci limiteremo , per esigenze di contesto, ad una delucidazione essenziale e mirata, ma forse sufficiente ad attivare una ridefinizione psicologica e funzionale del concetto. Lo stress negativo (tecnicamente di stress) si realizza quando il lavoro espletato, da parte del soggetto, non raggiunge l’obiettivo: “appagamento”. Premesso che l’azione mentale salutare è sempre quella mossa da un obiettivo significativo da raggiungere e che Il raggiungimento dell’obiettivo propostosi produce appagamento psicologico, senso di fierezza e di potenza, nonché azzeramento della fatica sostenuta, lo stress negativo scaturisce dall’assenza di obiettivi da raggiungere e mai dalla fatica. La presunzione secondo la quale i bambini sono stressati dai compiti a casa è frutto di una interpretazione impulsiva e superficiale ed anche egoistica, poiché in realtà, come detto, gli alunni, e non solo essi, vanno sotto stress quando sono demotivati e superficiali contesto mentale questo che da luogo ad una fissazione del pensiero sull’enorme fatica che comporta l’esecuzione dei compiti in esame. Per quanto riguarda il secondo punto relativo alla funzione dell’esperienza scolastica, noi appartenenti ai così detti popoli civilizzati, dovremmo istituire una commemorazione annuale relativamente all’istituzione della scuola. E’ proprio la scuola il luogo deputato all’educazione e la formazione del giovane e quindi della persona. Funzione della stessa è quella sollecitare e attivare nei ragazzi, tra le altre cose, l’attitudine al lavoro che significa innanzitutto impegno, concentrazione, sforzo e sacrificio; il lavoro quindi come dimensione sacra che offre all’individuo l’opportunità di evolversi, formarsi e manifestarsi affermando continuamente se stesso e la propria potenza. E’ proprio nell’esperienza scolastica che si acquisiscono i valori e il senso del dovere, il rispetto delle regole e il rispetto di se stessi. I compiti a casa, al di la dell’acquisizione autogestita di conoscenza, nozioni e informazioni costituisce lo spazio più fertile in termini di formazione del carattere e delle abilità di autogoverno. In quello spazio faccia a faccia con se stessi, con i propri risultati e unicamente sotto la propria responsabilità, il senso di appagamento, di piacere e il desiderio di ricercarlo ad oltranza può avvicinarsi all’estasi mentale dove ogni fatica compiuta si traduce in piacere della conquista. Spodestare la scuola del suo ruolo prezioso e insostituibile equivale ad avallare la tendenza ad una cultura nozionistica e superficiale in giovani fragili, nevrotici, demotivati e stressati; ignorando e negando il valore del lavoro, nel suo brodo di cultura quali sono i criteri scolastici, l’uomo ne risulterebbe molto impoverito, la qualità del suo futuro probabilmente a rischio e il mondo del lavoro fortemente danneggiato.


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