L’educazione al sentimento degli Etruschi

Creato il 13 luglio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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A Roma, al Palazzo delle Esposizioni, è visitabile, fino al 20 luglio, un’elegante mostra dedicata all’antica Caere: “Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri”. Curato da Françoise Gaultier, Laurent Haumesser, Paola Santoro, Vincenzo Bellelli, Alfonsina Russo Tagliente e Rita Cosentino, il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, spicca per sobrietà e chiarezza comunicativa e analitica. Robusta, significativa, a tratti inedita, sul piano documentario, la mostra focalizza il profilo culturale e sociale della città di Caere e il suo ruolo paradigmatico nella storia antica italica. Il carattere della popolazione etrusca traspare con nitore fra le teche e affiora la sua anima operosa e fervida, eclettica e aristocratica, in perenne bilico fra fascinazione ellenica e solidità italica, pressata, infine, al culmine del declino, dall’irruenza romana. Le origini degli Etruschi, notoriamente ancora oggetto d’indagine, sono sovente convenzionalmente affidate alle ipotesi profferte da Erodoto; il dna non indoeuropeo di questa nobile gente, prioritariamente di terra, costituisce ancora oggi un emblema vistoso della sua moderna enigmaticità e della sua complessità, originariamente nomade, interculturale e federale.

L’animo etrusco nasconde in nuce i caratteri della vita contemporanea: il senso di fugacità dell’esistenza, la vulnerabilità e la fallibilità dell’umano; il guscio protettivo del bisogno degli affetti degli intimi, la ricerca perenne di salvezza in conflitto fra angeli e demoni; il richiamo del santuario e la ricerca estetica dell’espressività autonoma dei materiali, il cui impiego, spesso, ha un carattere originale e sperimentale nel bacino mediterraneo. Gli Etruschi erano, infatti, in grado di dare vita e forme con pari sapienza e disinvoltura, principalmente, a metalli e argilla enfatizzando, soprattutto di quest’ultima, versatilità e immediatezza, preferendo nei linguaggi espressivi autenticità ad idealizzazione. Troverete larga traccia di queste due risorse degli Etruschi in mostra: nelle terrecotte dei sarcofagi che tenteranno di parlarvi di vita, di amore e morte e nelle magnifiche lamine d’oro, scritte nella lingua madre e in fenicio che vi parleranno di fede.

Decisamente legata alla illustrazione della storia di Cerveteri, la mostra vanta la presenza di circa 400 reperti provenienti prioritariamente dai Musei Vaticani, il Louvre, il British Museum, il Museo di Berlino, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e i Museo di Villa Giulia a Roma. Ammirate il “Sarcofago degli Sposi” proveniente dal museo francese: lasciatevi ammaliare dall’abbraccio dei congiunti e noterete che sempre gli Etruschi parlano della morte attraverso la vita. I due sono, infatti, ritratti durante l’azione quotidiana del pasto condiviso, diversamente dalle altre civiltà antiche che vedevano a tavola separati uomini e donne. Nell’educazione al sentimento di adesione alla vita che è quello stesso spirito che li spingeva ad onorare con rispetto la morte, ritroverete la fiera nobiltà di questo popolo colto ed emancipato, eclettico, vitale ed industrioso. Visitate la mostra e respirate l’aria di Cerveteri grazie alle visite organizzate sul sito originario: come gli sposi del Louvre vi scoprirete innamorati anche voi.

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