L'educazione è una bussola anche e sopratutto in Africa

Creato il 16 marzo 2011 da Marianna06

Il Governo del Burkina Faso ha decretato la riapertura delle scuole dopo dieci giorni di chiusura di tutti gli edifici del Paese.

Il blocco delle attività scolastiche in questi giorni, a partire dalla capitale, Ouagadougou, era stato deciso dagli studenti , con il seguito poi di vivaci proteste e manifestazioni di piazza , a causa della la morte in carcere di un giovane , loro coetaneo.

Questo ragazzo, secondo quanto sostengono gli studenti, sarebbe morto nelle carceri  per colpa della polizia locale  a causa di  eccessive percosse.

Ovviamente la polizia nega tutto e parla invece di morte per meningite.

I sospetti nei confronti della polizia restano comunque in piedi, anche se c'è stata la ripresa delle attività scolastiche, mentre le proteste degli studenti hanno prodotto morti e feriti, ahimé, a loro volta e un po' dappertutto nel Paese.

Ora la notizia in sé non stupisce più di tanto in quanto sono note a tutti le maniere molto poco ortodosse della polizia africana, sovente corruttibile e corrotta, sia nei confronti dei sospetti  eventuali che dei detenuti.

E non stupisce più di tanto neanche la incontenibile reazione dei giovani.

Gli adolescenti sono impulsivi e non tollerano ciò che ritengono, dal loro punto di vista, ingiusto.

E questo a prescindere dallo Stato in questione: che sia esso il Burkina Faso  o lo Zimbabwe o "casa nostra"...  poco cambia.

Inoltre il sistema carcerario, in generale, è qualcosa di veramente  spaventoso ovunque, con ambienti piccoli e fatiscenti , dove spesso sono ammassati(sono"massa" non persone) centinaia di detenuti in precarissime condizioni igienico-sanitarie.

Sorvolando però su questo aspetto,pur importantissimo, veniamo invece all'assunto del titolo.

Ossia che cos'è oggi l'educazione dei giovani in Africa, che poi vuol dire sopratutto istruzione.

Istruirsi cioè  per saper fare e fare.

Per cambiare insomma.

Perché, in Africa, come nella nostra stessa Europa sessant'anni fa, si lotta ancora, specie nelle aree rurali o comunque lontane dai centri maggiori, per sconfiggere l'analfabetismo.

In Tanzania, ad esempio, fin dai tempi di  Julius Nyerere, il Presidente-maestro, il primo del suo Paese ad essersi laureato in Gran Bretagna, si è ingagggiata questa lotta  senza sosta e attualmente  i frutti si stanno raccogliendo.

Si ha, infatti, un analfabetismo sopra i 15 anni  solo del 28% contro il 52,3% del vicino e confinante Mozambico.

Un buon risultato senz'ombra di dubbio.

Così come ci sono altri Paesi dell'Africa, che hanno fatto anche  di meglio e di più. Vedi il piccolo Rwanda o il Burundi oppure il Sudafrica e la Namibia.E altri ancora ,nell'Africa occidentale francese, come il Senegal.

Finita la scuola alienante del periodo coloniale, ora i giovani, se le famiglie ne hanno le possibilità, anche a costo di grandi sacrifici,  cercano di accedere al liceo e poi successivamente anche  all'università.

Non vogliono essere, a giusta ragione, diversi dai loro coetanei europei o americani.

Non vogliono più essere fanalino di coda nel campo dell'istruzione e delle professioni.

Internet ha squaternato loro il mondo.

E il mondo vogliono conquistarlo ad ogni prezzo, pur sapendo che ci sono numerosissimi ostacoli da superare.

La Rete per i più in Africa è e rimane purtroppo un lusso ma via via, anche questa alfabetizzazione informatica sta facendosi strada lentamente e  progressivamente tanto a nord quanto a sud del continente.

A nord lo abbiamo visto, nei giorni passati, a proposito degli eventi politici ultimi di Tunisia ed Egitto.

E se istruzione e cultura vogliono dire  più democrazia nel mondo, i giovani africani sono sulla buona strada.

Perché inoltre, a differenza dei nostri supernutriti e superviziati studenti nostrani,  quelli d'Africa hanno essenzialmente una grande voglia d'apprendere.

Hanno orgoglio e dignità da vendere, che, se ben incanalati, portano risultati certi.

E lo si vede anche nelle nostre città europee con gli immigrati di seconda generazione, che spesso danno dei punti, in materia di professionalità, a noi indigeni.

Lo sviluppo dei popoli, la crescita umana della persona così come le rivendicazioni dei propri diritti, passano solo attraverso la via dell'struzione.

Se questo l'avessero fatto proprio da sempre anche certi capi di Stato africani (e non solo per i propri eredi), tiranni corrotti, l'Africa  non avrebbe avuto e non avrebbe difficoltà alcuna a decollare.

Perché é  bene ricordare che la "scuola", tanto bistrattata oggi in Occidente da chi vorrebbe provare a manipolare menti e coscienze, resta sempre il migliore investimento di un popolo.

 A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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