La pubblicità, la simulazione di “realtà virtuali”, ha portato ad “un effetto di volatilizzazione del reale”. Secondo Baudrillard noi viviamo in una società di simulazione dove l’iperreale è più reale della vita quotidiana.I vari media ci “fanno vivere” una “vertigine” di realtà: una “catastrofe permanente” in cui ogni evento è “l’evento” portatore di verità.La televisione, internet, i giornali, giocano sull’audience, sul colpo di scena, sul volto, sull’immagine: questo crea il suddetto effetto di volatilizzazione del reale, l’iperrealtà, la “società dell’immagine”. La società dell’immagine è lo “schermo” di fronte a cui ci troviamo ogni giorno, è lo schermo in cui siamo immersi.
Secondo Baudrillard l’intero reale tende ad appiattirsi come su uno schermo e il principio di realtà è sempre più sostituito da un principio di irrealtà.
La pubblicità “parla” dei beni di consumo e di beni astratti come la felicità: la pubblicità non rimanda più ad un mondo reale ma ad un mondo fittizio, superficiale, artificiale.
I social networks, il cinema, i videogiochi, la tv e la pubblicità tutta generano una compenetrazione tra reale e “fittizio”: il confine diviene sempre più invisibile e il reale ci sembra fittizio e il fittizio ci sembra reale…
La realtà virtuale e la vita reale si sovrappongono sempre più: non si percepisce quasi più la differenza fra le due.
Il reale e il fittizio acquistano una consistenza di una patina superficiale senza profondità, una sorta di lamina metallica in cui ci riflettiamo e in cui siamo immersi.
Allo stesso tempo l’effetto di volatilizzazione del reale riduce le distanze e aumenta le velocità.
Siamo in una realtà in continua trasformazione, densa di energia, movimento e velocità, insomma una realtà molto simile a quella descritta da tanti quadri futuristi.