Quante volte ci siamo trovati nelle condizioni di non poter prevedere cosa stesse pensando una persona a noi di fronte. E’ una situazione molto imbarazzante ma allo stesso tempo intrigante, poiché un mistero, il più delle volte, affascina…anche se riguarda una persona o più persone in particolare. Ma non in questo caso…Quante volte ci siamo trovati nella condizione di essere senza che dire a proposito di un argomento o discussione che ai nostri occhi era sconosciuto e nuova. Che dire in questi casi? Ci provo, vada come vada. E se poi non è quello che volevano che io dicessi? Oddio! Che figura…
Il giudizio degli altri, condiziona le nostre vite in maniera ineluttabile, non c’è niente da fare…. Ci proviamo in tutti i modi: “ ma chi se ne frega di quello che pensano gli altri io, faccio come mi pare e piace”; in questo caso sembra che non lo sfiori nemmeno ma rimane pur sempre, un elemento scostante ma assolutamente rilevante ai fini di una nostra scelta. Condizione per la quale, molti si sentono talmente costretti che non possono far altro che seguire ciò che lo stesso giudizio impone loro. Non mi piace la maglietta che ti sei appena comprato – afferma la massa – vai in camera, te la cambi e se è il caso, la bruci anche. E’ più forte di noi, non sappiamo come uscirne. E’ come se fossimo una biglia in un percorso costruito sulla sabbia, come si usava giocare molto tempo fa quando la tecnologia non aveva ancora opacizzato l’immaginazione e l’inventiva dei più piccoli. Molti tentano di ignorare la considerazione che possono avere gli altri, far finta che i loro sguardi non scalfiscano il nostro carattere, tentare di andare avanti, anche se nessuno si scosta per farci passare perché, considerazione comune, non degni. Scoprirsi un giorno diversi, rispetto a una comunità scorretta; regolata da leggi interiori, morali e religiose, create da una consuetudine constante e prolungata nel tempo che quasi sembra dovuta e quindi giusta. Sradicare una tradizione “giusta”, presuppone un’opposizione così forte ed evidente, che pone in un piano d’inferiorità chi ha il coraggio di provarci. In quanti non sarebbero sconvolti alla vista di due uomini che si scambiano reciproche effusioni in pubblico, o in quanti non si chiederebbero cosa ne potrebbero pensare i loro genitori se in quel momento potessero essere pubblico attento della loro scandalosa scelta di vita. “Quando si cerca una volante, non si trova mai…” bhè questo spero che lo pensino in pochi, anche se ho seri dubbi. Più grave di una sessualità scambiata in palesi manifestazioni amorose , è quando un handicap è il nostro “elemento scostante”. Perché, se ci pensiamo bene, è solo il nostro elemento scostante in questione; quell’elemento che ci disorienta alla sola vista, non sappiamo né che dire né che fare, perché tutto potrebbe essere frainteso se non, per di più, capito male dalla persona in questione. Un sorriso potrebbe essere interpretato come un’accettazione del male e del dolore, con una conseguente comprensione del sacrificio che è costretto a subire quotidianamente tale individuo. Al contrario, una non curanza sulle sue condizioni fisiche potrebbe farci sembrare poco sensibili alle difficoltà altrui, costringendo a un giudizio discordante coloro che in quel momento sono testimoni involontari del gesto. Sia dall’una sia dall’altra parte il giudizio predomina.Che l’uomo potesse essere una persona sociale non c’erano poi così tanti dubbi, ma che questo potesse rendere la nostra vita un inferno, era rimasto solo un dubbio latente se non un elemento scostante ma inevitabile!