L’ELOGIO DELLA FEDELTA’
Amici carissimi, eccoci finalmente arrivati all’elogio della fedeltà.
In questo blog si sono potute scorrere diverse pagine intitolate alla passione, all’amore travolgente, quello senza tempo e senza regole, quello che arriva una volta sola nella vita, quello che non può essere perso una volta incontrato, ma non si sono ancora spese molte parole a difesa e ad elogio della fedeltà.
Diciamo che non ci può essere un vero amore senza un corrispondente impegno di fedeltà.
Si dice per luogo comune che l’essere fedele è sinonimo dell’essere noioso, vecchio, pedante, rigido, o dell’essere ipocrita; noioso, vecchio, pedante e rigido per chi teme il tradimento come un evento distruttivo, che non va fatto perché così dicono le regole; ipocrita per chi si dichiara fedele senza di fatto esserlo.
Non è ovviamente di questa falsa fedeltà, o di questa rigida fedeltà che qui intendo parlare.
E poi bisogna distinguere la fedeltà dei sentimenti dalla fedeltà fisica.
Di certo l’una richiama l’altra, non esiste che si possa dire “ti ho tradito ma amo solo te…”; può essere anche vero ma la persona tradita difficilmente si accontenta di questa giustificazione.
E non esiste anche il contrario, ossia la fedeltà fisica ma l’infedeltà dei sentimenti, come uno che dicesse “vengo a letto solo con te, ma tu conti per me come un manico si scopa”; anche in questa circostanza credo che il partner relegato a manico di scopa non possa sentirsi molto gratificato.
Mi piace pensare alla fedeltà come ad una conquista, ad una scoperta, ad un cammino fatto di diverse prove, di diversi inceppamenti, dove però la coppia non si dà mai per vinta, per sconfitta, per superata.
Si è o ci si costruisce una coppia nei momenti buoni come nei momenti meno buoni, per lo meno questo è l’obiettivo normale in un legame. Qualora i momenti poco buoni dovessero superare quelli positivi, è probabile che l’affiatamento sentimentale possa riscontrare difficoltà non sempre superabili.
Poi ci sono le varie coppie che scoppiano ma solo perché non sono mai state delle vere unioni, e scoppiano magari anche di fronte a prove non ardue, non gravose.
Certo, la vita è imprevedibile; può essere che anche dopo diversi anni di affiatamento l’equilibrio che si credeva raggiunto venga a essere messo in grave difficoltà.
Il fatto è che le persone sono complesse, la vita è complessa, e soprattutto quella di oggi non incoraggia l’atteggiamento fedele, anzi, sembrerebbe denigrarlo e ridicolizzarlo.
Ebbene, la fedeltà non è una questione di moda o di tendenza; è soprattutto una questione di convivenza, di condivisione, di scelta interiore, di predisposizione assai poco spontanea ma molto coriacea.
Credo che la maggior parte delle unioni che si spezzano o che inciampano contengano già in sè fin dall’inizio la ragione che in un tempo debito porta al tradimento o al momento di crisi.
Ci sono tradimenti che si perdonano, che si risolvono, che si superano…e tradimenti che non vengono accettati. Come ci sono anche i rischi di tradimento che tali rimangono, nel senso che non arrivano alla capitolazione nella loro concretizzazione oggettiva.
Se l’amore passionale è senz’latro un amore forte, un bene imperdibile, un valore irrinunciabile, un momento sconvolgente della propria vita se capita nel momento sbagliato, è pur vero che l’amore solido che ha dato prova di durare nel tempo oltre tutto e oltre tutti ha anch’esso il suo fascino, il suo peso, la sua bellezza irrinunciabile.
Di un compagno storico conosciamo ormai tutto, o quasi; il tempo ha saputo plasmare, lenire, trasformare e ci si trova davanti come ad una stanza di cui si conoscono tutti gli anfratti, anche quelli più nascosti e segreti. Questo legame è fatto di normalità, di quiete, di stabilità, ed ha come pericolo mortale solo il cadere nella noia.
Di certo in questo legame la passione non è quella dell’amore travolgente, di certo in questo sodalizio le ragioni che stanno alla base dell’unione non sono quelle della novità, della ricerca del diverso, ma di sicuro in un legame datato che si rinnova all’interno dei cambiamenti e delle prove della vita si viene a creare una sorte di solido affiatamento, di amalgama, di collante, che impedisce alle due persone ogni forma di definitiva rinuncia all’altro.
La fedeltà è un sentimento adulto, di persone mature, non è certo un sentimento giovanile e sbarbato. E’ certamente da giovani che ci si professa fedeli ad una causa, ad una persona, ad un’idea, ma è solo da meno giovani che ci si ritrova effettivamente capaci di questo voto, di questa missione, di questo impegno.
La fedeltà non è il non essersi mai traditi, anzi; è quasi impossibile non tradire mai una persona, perché la si tradisce alla prima difficoltà insuperabile, esattamente come Pietro che si dichiarò il fedelissimo si trovò a tradire l’amatissimo Gesù per ben tre volte prima dell’alba di una notte funesta.
Tradire quando le forze ci abbandonano e sopravanza la paura è umano, molto umano.
Ma la fedeltà è uno specchio in cui si sceglie di volersi riflettere da uomini che hanno tradito perché disperati e che a loro volta si sono sentiti abbandonati nel momento del bisogno. La notte nefasta e terribile passa, arriva l’alba del nuovo giorno e l’antico amore, il vero bene mai interrotto, riprende le sue parole, i suoi gesti, i suoi propositi.
Quando ci si specchia in questo lago immobile, da uomini temporali vogliamo rivederci tutto il passato, e vedere il presente, e potere immaginare il futuro come una via aperta e ancora piena di luce.
La fedeltà è il potersi ritenere puliti, persone degne ed affidabili, che non si prostituiscono, che non si vendono al migliore offerente, che non si lasciano tentare da episodi che non hanno futuro e che non hanno futuro perché verrebbero costruiti sul dolore di altri verso i quali ci si sente ancora responsabili.
La fedeltà è sapere uscire indenni da un’esperienza travolgente che schiaccerebbe anche un pachiderma, mentre possiamo dirci d’essere rimasti in piedi, di non avere distrutto con il nostro dolce peso elefantesco ogni filo d’erba del nostro minutissimo prato fatto di quotidianità, di piccole aiuole ben coltivate, di ritmi costanti e sereni intervallati dal desiderio che si rinnova, che non invecchia, che non va assolutamente lasciato sopire…
La fedeltà è potere guardare al proprio compagno come ad un essere che ancora tutto sommato ci interessa, ci fa divertire, ci fa sorridere.
La fedeltà è pensare che non si può tradire qualcuno che senza di noi non potrebbe sopravvivere.
La fedeltà è un sentimento saturnino, richiede forza, richiede serietà, richiede sacrificio, richiede consapevolezza, richiede riflessione, richiede spazio e tempo.
Tutte le persone separate e divorziate che avete l’occasione di conoscere non hanno avuto forza, serietà, riflessione e capacità di sacrificio. Ma perché non hanno voluto o potuto rimanere fedeli?
Le risposte possono essere le più varie: forse si sono rese conto d’avere sposato o scelto la persona sbagliata, forse hanno preferito il tradimento come stile di vita, forse sono state sfortunate ed ogni circostanza ha agito contro di loro.
Non è dunque detto che ogni tradimento sia di per sé condannabile. Non tutti gli amori nascono per durare per sempre, anzi, non a caso tutte le religioni a parte quella cattolica ammettono la possibilità di risposarsi almeno fino a tre volte; ci sarà un perchè…
Il tradimento è condannabile solo se viene perpetrato per futili motivi o per motivi fallaci. E’ condannabile se è ad opera di persone leggere che non sono degne di un vincolo sacro come il matrimonio, e lo dimostrano non riuscendo di fatto a risposarsi o a ritrovare un compagno costante e, per l’appunto, fedele. Purtroppo al matrimonio ci accedono tutti, anche quelli che non se lo meriterebbero. I preti che fanno i corsi prematrimoniali dovrebbero fare una puntigliosa selezione a monte di tutte le coppie che vanno a chiedere di potersi sposare. Di pari passo dovrebbero venire organizzati corsi prematrimoniali anche per i laici, per quelli che scelgono di sposarsi solo davanti allo Stato e non davanti alla Chiesa. Ma del resto si è liberi, ed è giusto che si possa sbagliare, che ci si debba sbattere direttamente la testa addosso al muro della nostra incapacità ed immatuirtà.
Anzi, infinitamente meglio un razionale seppur tardivo riconoscimento dei propri fallimenti di un insano rifiuto ad ammettere la fine di un legame.
Il tradimento diversamente è liberatorio; tradire un essere che ci fa del male e non ci vuole affatto bene e non fa che essere causa di dolore di esseri persino minori come i nostri figli, è pressoché doveroso e necessario.
Un amore solo di facciata, dove manca completamente la passione ed il coinvolgimento, non può certo sperare nella fedeltà e dove non c’è speranza di fedeltà non c’è bellezza, non c’è armonia, non c’è pace.
Un amore che non può essere chiamato passionale ma di certo si dimostra serio e solido, ha proprio la fedeltà come unica carta da spendere.
In entrambi i casi, in entrambe le due forme d’amore, l’essere fedele la fa da protagonista.
Io voglio ringraziare in questa occasione tutti coloro che pensando in questo modo contribuiscono a fare del mondo un luogo vivibile e sopportabile, civile ed umano, dove le persone non si sbranano, non attendono l’attimo di debolezza dell’altro per soccomberlo ed averne la meglio; dove sopravvive e vive la speranza, il rispetto, la correttezza ed il senso della misura.
Il mio ringraziamento è totale, condivisibile e riconoscente.