La sfinge è una figura mitologica raffigurata come un mostro con il corpo di leone e testa umana (androsfinge). La sua icona più famosa, tra le più grandi mai realizzate, si trova in Egitto, sulla piana di Giza, area che condivide con le famose tre piramidi. Scolpita in loco nella pietra calcarea, la Sfinge di Giza è la più grande statua monolitica tra le sfingi egizie: lunga 73,5 metri, alta 20,22 metri e larga 19,3 metri di cui solo la testa è 4 metri. Il monumento fu probabilmente ricavato da un affioramento di roccia, mentre alcune parti sono state costruite o riparate con l’aggiunta di blocchi di roccia tagliati. Comunemente, egittologi e storici ritengono che la Sfinge sia stata costruita durante il regno del faraone Chefren, intorno al 2500 a.C., in concomitanza con la costruzione delle piramidi. Eppure, alcuni ricercatori ritengono che la Grande Sfinge di Giza potrebbe essere migliaia di anni più antica di quanto comunemente ritenuto, un dubbio che serpeggia nella comunità archeologica da decenni e che alimenta un acceso dibattito. All’inizio degli anni ’90, il dottor Robert M. Schoch, geologo presso la Boston University, è stato uno dei primi a mettere in discussione il dogma sulla datazione della Sfinge, annunciando che il monumento potrebbe essere stato realizzato tra il 9000 e il 5000 a.C., anticipando la cultura dinastica egiziana. “Nel 1990, ho viaggiato in Egitto con il solo scopo di esaminare la Grande Sfinge da punto di vista della geologia”, spiega Schoch nell’articolo comparso su Epoch Times. “Ero convinto che la datazione degli egittologi fosse corretta. Ma, ben presto, ho scoperto che le prove geologiche non erano compatibili con quello che gli egittologi dicevano”. Infatti, i rilievi geologici eseguiti sulla Sfinge sembrano puntare a tempi decisamente più remoti. Sul corpo della sfinge sono presenti evidenti segni di erosione dovuti all’esposizione continua all’acqua piovana, ipotesi accettata dalla comunità scientifica. L’egittologia ufficiale non sa come spiegare questo fatto, considerando che le ultime piogge in grado di sortire tali effetti nella regione di Giza risalgono alla fine dell’ultima glaciazione.
La sfinge è una figura mitologica raffigurata come un mostro con il corpo di leone e testa umana (androsfinge). La sua icona più famosa, tra le più grandi mai realizzate, si trova in Egitto, sulla piana di Giza, area che condivide con le famose tre piramidi. Scolpita in loco nella pietra calcarea, la Sfinge di Giza è la più grande statua monolitica tra le sfingi egizie: lunga 73,5 metri, alta 20,22 metri e larga 19,3 metri di cui solo la testa è 4 metri. Il monumento fu probabilmente ricavato da un affioramento di roccia, mentre alcune parti sono state costruite o riparate con l’aggiunta di blocchi di roccia tagliati. Comunemente, egittologi e storici ritengono che la Sfinge sia stata costruita durante il regno del faraone Chefren, intorno al 2500 a.C., in concomitanza con la costruzione delle piramidi. Eppure, alcuni ricercatori ritengono che la Grande Sfinge di Giza potrebbe essere migliaia di anni più antica di quanto comunemente ritenuto, un dubbio che serpeggia nella comunità archeologica da decenni e che alimenta un acceso dibattito. All’inizio degli anni ’90, il dottor Robert M. Schoch, geologo presso la Boston University, è stato uno dei primi a mettere in discussione il dogma sulla datazione della Sfinge, annunciando che il monumento potrebbe essere stato realizzato tra il 9000 e il 5000 a.C., anticipando la cultura dinastica egiziana. “Nel 1990, ho viaggiato in Egitto con il solo scopo di esaminare la Grande Sfinge da punto di vista della geologia”, spiega Schoch nell’articolo comparso su Epoch Times. “Ero convinto che la datazione degli egittologi fosse corretta. Ma, ben presto, ho scoperto che le prove geologiche non erano compatibili con quello che gli egittologi dicevano”. Infatti, i rilievi geologici eseguiti sulla Sfinge sembrano puntare a tempi decisamente più remoti. Sul corpo della sfinge sono presenti evidenti segni di erosione dovuti all’esposizione continua all’acqua piovana, ipotesi accettata dalla comunità scientifica. L’egittologia ufficiale non sa come spiegare questo fatto, considerando che le ultime piogge in grado di sortire tali effetti nella regione di Giza risalgono alla fine dell’ultima glaciazione.
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