A Urbino nella Galleria nazionale c'è un dipinto di Piero della Francesca, la Flagellazione, di cui ignoriamo la committenza, la data precisa, il significato.
E' da questo enigma che parte Silvia Ronchey, per regalarci con L'enigma di Piero, un affresco grandioso, o meglio, un mosaico in cui ogni tessera potrebbe essere un libro a parte, una storia nella Storia, una possibilità, una divagazione necessaria.
Come un film, che scivola via con il suo montaggio secco, con i suoi salti di tempo e di luogo, i suoi flash-back e i suoi colpi di scena.
Un racconto corale, ma anche la cultura più raffinata che si fa avvincente come una detective story: grande abbuffata per nobilitare la curiosità intellettuale e offrirci l'impressione che sia (quasi) indispensabile.
Perché poi tutto ruota intorno all'evento degli eventi, quello che piombò sulla nostra civiltà e la cambiò una volta per tutte, 11 settembre infinitamente più devastante e irreparabile: la caduta di Costantinopoli quel giorno del 1453 di cui troppo facilmente oggi ci scordiamo le conseguenze.