L’enigma Michael Wolf- parte seconda

Creato il 12 giugno 2014 da Extremamente @extremamentex

Un piccolo frammento dall’aspetto metallico, lucido, leggerissimo, con numerosi microfori. È quel che resta di un’astronave aliena precipitata sul nostro pianeta? Così sosteneva Michael Wolf Kruvant, discussa gola profonda dell’ufologia. Aveva fornito questa prova fisica per dimostrare la sua partecipazione ai programmi segreti americani che coprivano la presenza di creature aliene sul nostro pianeta. Cose davvero dell’altro mondo…

IL DISCUSSO RICERCATORE MICHAEL WOLF KRUVANT

Le analisi hanno dimostrato che si tratta di silicio puro al 99,99 per cento, sottoposto ad una temperatura elevatissima che lo ha praticamente fuso. Nulla, però, che ne dimostri la provenienza extraterrestre. I test sono stati effettuati anni fa in Italia, come spiega lo speciale pubblicato dalla rivista X-Time dello scorso marzo, dedicato proprio alla figura enigmatica di Wolf e a quei due giorni trascorsi nella sua casa del Connecticut dai giornalisti Paola Harris ed Adriano Forgione, inviati da Maurizio Baiata, all’epoca loro direttore.

 Un’esperienza straordinaria, affermano i reporter ancora oggi. Quell’uomo alto, dal sorriso affascinante e già molto malato, sembrava aver vissuto almeno due vite. Da ragazzo, aveva preso parte, come figurante, al film di Federico Fellini 8 e ½ : lo proverebbero alcune foto in bianco e nero che custodiva. Poi, la sfolgorante carriera universitaria: diceva di essere Dottore in neurologia, fisica teorica, diritto internazionale, scienze informatiche e biogenetica. Insomma, un genio universale con doti uniche sfruttate dai servizi segreti Usa per sperimentare un metodo eccezionale di comunicazione mentale.

 “Il Trattamento Portale al quale si riferisce nella sua opera sarebbe la capacità che noi esseri umani abbiamo di sviluppare poteri psichici particolari “, spiega Maurizio Baiata, che ha curato la nuova edizione italiana del libro di Wolf, I guardiani del cielo-una trilogia. “Tutto questo nasce da una forma di allenamento: al di là di come siamo conformati da un punto di vista cerebrale, è possibile arrivare a capacità mentali avanzate tese soprattutto ad entrare in contatto con loro, con gli Altri, attraverso la via telepatica. Comunicano con te attraverso onde cerebrali che partono da non si sa dove-da una realtà apparentemente separata dalla tua, forse multidimensionale- entrano nella tua realtà e tu interagisci con loro telepaticamente. Il Trattamento Portale era stato sviluppato per conto della NSA

WOLF ACCANTO AI GIORNALISTI PAOLA HARRIS ED ADRIANO FORGIONE

Wolf aveva però deciso di raccontare i retroscena di quella vita passata nei laboratori segreti d’America, a cospirare alle spalle dell’ignara umanità. Un peso insostenibile che lo avrebbe indotto a scrivere il libro e a  rivelare- a modo suo, con uno stile a metà tra la fiction e il sogno- quelle realtà agghiaccianti con le quali era entrato in contatto. A spingerlo a quella scelta,  anche un dramma personale: la morte in un incidente stradale della moglie e dell’adorato figlio, di appena 17 anni.

Tra le tante colpe di cui si sentiva responsabile, c’era poi  la fine di un individuo particolare. Il dottor Wolf infatti si attribuiva anche la creazione di un clone umano, fatto sviluppare fino all’età adulta, da lui educato ed istruito come un secondo figlio, ma dalla sorte drammatica. “Non è riuscito a salvarlo, alla fine” spiega Baiata.

J.O.E  era un essere umano costruito artificialmente con la clonazione, verso la fine degli anni ’70, inizio anni ’80. Da chi? Dai militari americani. Lo scopo? La creazione di un supersoldato, indistruttibile, più potente dell’essere umano, una specie di Robocop, virtualmente identico a noi in tutto e per tutto. Soltanto che venne messo alla prova e poi fu comunicato a Wolf che il test non era andato bene e che J.O.E. era stato eliminato.  La prova era molto semplice: gli ordinarono di uccidere con un colpo di pistola o di un’altra arma da fuoco un cucciolo di cane indifeso. Lui si rifiutò. Ed stato terminato.”


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