Si tratta di una chiatta su cui è posizionato orizzontalmente un aerogeneratore già assemblato. La struttura, che contiene 29 camere d’aria, una volta giunta a destinazione si svuota dell’aria e si riempie d’acqua, determinando l’immersione di parte della chiatta e il conseguente sollevamento di 90° della turbina. Un sistema che rende molto più facile trasportare e installare aerogeneratori con potenza superiore a 5 MW.
Spostandoci a sud di qualche migliaio di chilometri, al largo delle coste portoghesi, è invece appena partita la sperimentazione di una nuova turbina galleggiante.
WindFloat, questo il nome dell’impianto realizzato dall’azienda danese Vestas, è stato piazzato a circa 350 chilometria largo di Aguadoura nel nord del paese.
Il test, che durerà un anno, in caso di esito positivo potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione, così come lo furono le piattaforme petrolifere negli anni ’70. Infatti, questo tipo di tecnologia permette non solo di diminuire i costi di assemblaggio, ma anche di portare gli impianti in aree con fondali molto profondi e decisamente più ricche di vento.
Lo sviluppo dell’off-shore è un ulteriore elemento che documenta i margini di sviluppo complessivo dell’eolico. Secondo uno studio condotto dalla società statunitense Lucintel, infatti, il comparto eolico è la fonte rinnovabile con il miglior ritorno d’investimento, valutato al 9%, rispetto all’8% del fotovoltaico e del termodinamico. Come dire che certi investimenti non sono affatto …gettati al vento!