L’epopea di Gilgamesh, ovvero uno dei racconti epici più antichi che ci siano mai pervenuti, la cui prima formazione risale almeno al terzo millennio a.C. Ovviamente si tratta di una summa di racconti provenienti da più parti, trasmessi oralmente attraverso più generazioni e poi finalmente inciso sulle antiche tavolette in uso presso i popoli mesopotamici. Pur subendo notevoli influenze da parte delle popolazioni che si sono succedute nella mezzaluna fertile, la storia - il cui impianto originale è di epoca sumerica - ha mantenuto nel tempo una coesione formidabile, ed ha permesso ai redattori del VII secolo a.C. di adattare il materiale assemblandolo in una sorta di poema a sé. Le fonti in seguito sono state nuovamente riunite e vagliate, e hanno dato origine intorno alla metà dell’Ottocento a una stesura universalmente accettata. Dopo quasi cinquemila anni di storia, dunque, questo racconto non smette di affascinarci e stupirci per la sua bellezza e per la sua umanità, per i temi universali che affronta e le per le domande alle quali, dopo tutto questo tempo, non siamo ancora in grado di rispondere . La mia intenzione è di esporre il poema come fosse un racconto, in maniera sintetica e fluente, senza le spezzettature e le ripetizioni che sono tipiche dell’epopea antica e quindi orale. A tutti dunque una buona lettura.