L’Era di Apocalisse: un mondo senza Charles Xavier

Creato il 27 settembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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What if

2012. “You are not my father”. Ciclope, trasfigurato dal potere della Fenice, uccide il suo mentore Charles Xavier nel finale di Avengers vs X-men. Parrebbe una perdita tremenda per gli equilibri mutanti, ma Xavier ha avuto modo di piantare le sue idee nelle teste di più generazioni di eroi. Il mondo è già, in qualche modo, migliore grazie a lui: la sua dipartita in “AvX” è una sorta di onorevole pensionamento da cui, alla fine, potrebbe per altro far ritorno, perché ben pochi eroi rimangono morti a lungo.
1995. Bob Harras, l’allora editor-in-chief per le testate mutanti della Marvel, si pone una domanda spinosa durante un meeting con la Fox per la realizzazione del cartone animato degli X-Men: “Come sarebbe stato il mondo senza il professor X?” L’Era di Apocalisse (EdA in seguito), nata da una possibile risposta a questa domanda, è il gigantesco what if che ha momentaneamente ristrutturato le testate mutanti nel 1995, fornendoci l’immagine di un mondo alternativo dove la lotta fra razze è diventata imperativo etico.

In alto: la morte di Xavier per mano di Legione, premessa dell’Era di Apocalisse
In basso: la morte di Xavier per mano di Ciclope in AvX

Le premesse: Legion Quest

La prima difficoltà, nel pensare la morte di uno dei più potenti telepati di tutti i tempi, è trovare un solido espediente narrativo per realizzarla. Se nel 2013 si è dovuta scomodare la Fenice, ma soprattutto uno Scott Summers giunto al culmine di un’interessante evoluzione personale, non troppo dissimile è stato il ragionamento alla base di EdA: si è preso anzitutto un grande, grandissimo potere e si è aggiunto un altrettanto forte conflitto fra personaggi.
Entra in scena David Haller, conosciuto anche come Legione, lo schizofrenico figlio di Xavier e Gabrielle Haller. Armato di buone intenzioni distorte dagli eventi, deciso (un po’ come farà Summers) a rendere il mondo un posto migliore per i suoi simili, si fionda nel passato cercando di uccidere il più classico nemico della linea morbida fra umani e mutanti, Erik Lehnsherr, a.k.a Magneto. Il teatro dell’esecuzione è Israele, dove Xavier esercitava la professione di psichiatra prima di fondare la sua scuola.
Haller, onnipotente, ma fino a un certo punto, non riesce nel suo intento: fra il colpo mortale, sferrato con troppa foga, e il futuro signore del magnetismo, si frappone la generosa fronte di suo padre. La morte accidentale di Xavier ha due effetti: Legione sparisce in un paradosso temporale e il mondo si avvia a una pesante ristrutturazione. Un saluto alla realtà come la conosciamo, in altre parole alla “Terra 616”, e un benvenuto in una nuova Era, un contesto completamente diverso chiamato “Terra 295”.

È un cambiamento definitivo? Alla Marvel pensarono di far capire sin da subito che non lo sarebbe stato. L’impossibile patricidio, infatti, produce una fessura nel cristallo M’kraan, artefatto responsabile della gestione della coesione fra realtà alternative, situato al centro dell’impero Shi’ar. Con una conseguente necessità immediata: trovare il modo di annullare gli effetti dell’azione di Haller, o rassegnarsi all’estinzione dell’intero multiverso.

Quello che succede nell’Apocalisse

EdA prende le mosse quando lo status quo creato dall’ascesa di un Apocalisse non contrastato a dovere ha ormai devastato il mondo. Non c’è più spazio per nulla che non sia la soluzione finale: l’annientamento dei più deboli. L’America settentrionale è divisa in protettorati in mano a Olocausto, Abisso, Mikahil Rasputin (fratello di Piotr, il Colosso degli X-Men) e Sinistro, suoi Cavalieri. Sotto ai Cavalieri agiscono i Prelati, luogotenenti con un minimo di carisma che coordinano una miriade di scagnozzi senza volto. L’Europa è l’ultimo baluardo dell’umanità, con la discutibile protezione di sciami di Sentinelle e sotto la precaria guida dello Human High Council. Magneto, uno che di pulizia etnica se ne intende, si erge a difensore della specie minacciata di sterminio, l’homo sapiens. L’opera di guerriglia dei suoi X-Men (chiamati così in onore del defunto Xavier) l’ha portato a perdere compagni per strada (morti o scappati altrove, come la coppia Arma X / Jean Grey e Gambit), gli è costata parte dei suoi poteri, ha modificato la sua acconciatura in una lunga chioma bianca, gli ha consentito di trovare l’amore e un figlio da Rogue, l’ultima creatura che immagineremmo capace di procreare con i metodi “tradizionali”. Ma la lotta contro l’oppressore è a un punto morto e i futuri possibili sono tutti tetri.

Poi un giorno arriva Alfiere, un mutante strano con una storia strana: esiste un mondo dove tutto quello che sta accadendo non è mai successo (non ancora, per lo meno) ed è sufficiente tornare indietro nel tempo per rimettere le cose a posto. Magneto riconosce Alfiere (lo ha incontrato quando Legione ha ucciso Xavier), capisce che non è un pazzo. Divide quindi gli uomini a sua disposizione in team con missioni specifiche. EdA si struttura dunque come una serie di quest in parallelo che impegnano gli uomini X, aperte da un racconto iniziale sull’albo X-Men Alpha, che descrive lo status quo, e chiuse da una battaglia finale su X-Men Omega, dove c’è il confronto tra tutti gli eroi sopravvissuti e i loro antagonisti superstiti.

Tutte le testate mutanti vengono rinominate e fatte ripartire da uno per ospitare la nuova realtà e i nuovi protagonisti: Astonishing X-Men (sostituta di Uncanny X-Men) vede Rogue, Sabretooth, Wild Child, Morph e Sunfire contrapposti a Olocausto e ai suoi Infiniti.
Amazing X-Men (al posto di X-Men) si concentra sul team capitanato da Quicksilver e formato da Tempesta, Dazzler, Banshee, l’Uomo Ghiaccio ed Exodus. Il teatro dell’azione è il Maine, punto d’imbarco dei profughi sapiens verso l’Europa. I nemici da affrontare: Abisso e la Confraternita del Caos.
X-Man (che ha rimpiazzato Cable) parla di Nathan Summers, vagabondo per terre spoglie, insieme a una coorte di freak noti come Forge, Soaron (il Sauron di Terra 295), Mastermind, Toad e Bruto. Un Sinistro sotto (ben poco) mentite spoglie si unirà al gruppo e porterà il ragazzo a comprendere il suo ruolo di arma definitiva contro Apocalisse.
Weapon X (invece di Wolverine) racconta la liaison fra l’artigliato canadese e l’amore di sempre Jean Grey. La coppia si ritrova al centro delle trame dello Human High Council contro i mutanti.
Generation Next (la Generation X di EdA) è il gruppo di nuove leve degli X-Men. Giovani dotati mandati anzitempo al macello, sotto la guida di Colosso e Kitty Pride. Il loro compito: recuperare Illyana Rasputin, unico essere capace di riportare indietro nel tempo Alfiere per riparare ai danni fatti da Legione.
Gambit and the X-Ternals (sostituto di X-Force) ci mostra la gita nello spazio, fino al lontano impero Shi’ar, del gruppo capeggiato da Remy Lebeau, alla ricerca del cristallo M’Kraan, necessaria porta attraverso cui tornare indietro nel tempo per fermare Legione.
X-Calibre (al posto di Excalibur) segue il gruppo che ruota intorno a Kurt “Nightcrawler” Darkholme, impegnato nel recupero di Destiny, una veggente in grado di vagliare la veridicità dei racconti di Alfiere.
Factor-X (al posto di X-Factor) sposta la telecamera dalla parte dei “cattivi”, nella fattispecie l’EMF, Elite Mutant Force: cinque gruppi d’individui, fra cui spiccano i fratelli Scott e Alex Summers, incaricati di sorvegliare i campi di prigionia di Apocalisse, serbatoi di materiale genetico per la versione EdA della Bestia.
X-Universe (rimpiazzo di X-Men Unlimited) risponde infine alla domanda sul dove siano finiti gli altri eroi. Sulle sue pagine ritroviamo due superstiti dei Fantastici Quattro (Sue e Ben) senza poteri, Donald Blake (che non può diventare un dio, ma sogna di esserlo), Victor Von Doom (senza armatura, ma con tutto il brutto carattere dell’originale), Brian Braddock (che non indossa la calzamaglia di Capitan Bretagna, ma costruisce Sentinelle), Tony Stark (che non ha raggi repulsori, ma non rinuncia alle arie da playboy) e Bruce Banner (che non è incappato nelle radiazioni per caso: ci si è buttato mani e piedi, sperimentando su se stesso). Come giusto che sia, per una testata che tratta i reietti di “Terra 295”, il villain di turno è il “cavaliere dimenticato” di Apocalisse: l’outsider fra i Cavalieri, Mikhail Rasputin (di cui è perfino difficile capire che poteri abbia).

Magneto e Wolverine in versione EdA


Olocausto

Considerazioni

Come in eventi ucronici analoghi (House of M o varie avventure di Excalibur, tanto per dirne due) uno degli obiettivi degli sceneggiatori è piazzare le pedine note in punti differenti della scacchiera, mostrando come si modificherebbero (pedine e scacchiera) se le condizioni al contorno mutassero. L’intento è interessare i lettori affezionati, ma l’abbondanza di didascalie e l’aria da evento autoconclusivo out of continuity mirano a catturare anche eventuali nuovi adepti.
I riferimenti alla realtà “616”, le strizzatine d’occhio a un “mondo diverso”, sono espedienti “commerciali” che andrebbero dosati con attenzione, e spesso, in EdA, appaiono invece abusati, distorcendo la narrazione.
Le frequenti didascalie, che obbediscono alla necessità di assicurare una lettura comoda ai novizi, sono un altro motivo di appesantimento (che fa molto “ritorno alla golden age”).

Un terzo elemento che costituisce insieme punto di forza e di debolezza della saga è proprio il contesto immaginato: cattivo, disperato, teso al limite. Se da un lato colpisce lo sforzo fatto di rimodellare il pianeta e trovare un posto per ogni personaggio, il livello di dramma usato pare troppo fuori scala per consentire l’utilizzo di registri variati durante le storie. È un costante arrancare sulle macerie o sulle ossa, immaginando un impossibile mondo migliore, piangendo i propri morti e stringendo i denti, litigando con nemici e amici ogni volta se ne presenti l’occasione. In Magneto la cosa si avverte in modo particolare: il leader degli X-Men appare scostante, cupo, disperato, e si lascia andare a numerose considerazioni che coinvolgono il futuro, Charles Xavier e i suoi insegnamenti, l’importanza del suo ruolo e la necessità di andare avanti. E’ un vecchio brontolone di cui si farebbe volentieri a meno: difficile dargli torto, vista la situazione, ma magari un diverso contesto avrebbe giovato alla struttura del racconto.
Gli stessi autori della saga, Warren Ellis, Mark Waid, John Francis Moore, Larry Hama, Jeff Loeb, Howard Mackie, Terry Kavanagh sembrano orientarsi verso un muro di toni alti ed enfatici, come a voler sostenere una lunga carica finale dei propri beniamini. Le eccezioni sono solo tre: il personaggio di Morph (il Groucho di EdA), il più scanzonato Gambit and the X-Ternals (a firma Fabian Nicieza, che comunque non va oltre il livello della decenza) e l’ottimo Generation Next (di Scott Lobdell e Chris Bachalo).

La scelta di raccontare lo scontro in prossimità del suo momento di risoluzione offre poche possibilità a cambiamenti nei personaggi, che in media si dimostrano molto ridotti. Tanto che si può pensare a una precisa scelta degli sceneggiatori: se ci sono evoluzioni interiori, il loro decorso è anteriore all’azione rappresentata.
Se il tradimento di Sinistro, noto dall’inizio, è un esempio evidente in merito, è difficile non capire fin dalle prime vignette che anche Scott Summers seguirà la stessa strada: non si vedono motivi leciti perché rimanga dalla parte di Apocalisse, se non per l’iniziale fedeltà nei confronti di Sinistro e per il suo innato rispetto delle regole. Ci si aspetterebbe inoltre che avesse in qualche modo assorbito le teorie eugenetiche del genitore adottivo, e invece non dà segno di interessarsene: la sua dinamica, in sostanza, è già compiuta.
Il rapporto contraddittorio fra Gambit e Lila Cheney, figlio dell’amore non corrisposto del cajun per Rogue, è un elemento più ponderato e meglio distribuito, ma si trova disperso nella frenesia dell’avventura spaziale degli X-Ternals, diluendosi forse troppo. L’incrocio finale con la gelosia di Guido appesantisce la storia più che aggiungere una relazione efficace.
Se abbozzi di evoluzioni interiori si risolvono troppo in fretta, avviene anche che promesse di evoluzioni future si limitino ad apparire, senza attecchire: è il caso dell’amore fra Pietro e Ororo, nominato ma mai coltivato, e del più corposo rapporto fra Havok e la flatscan Scarlett McKenzie, che non genera conseguenze di alcun tipo nel rancoroso e monodimensionale villain Alex Summers.
Questa tendenza a semplificare si ripercuote anche nella distribuzione dei decessi, che salvo due eccezioni (la strage di Forge e degli altri vagabondi in X-Man e la drammatica fine di Skin, Mondo e compagni in Generation Next) hanno luogo prima di X-Men Alpha e alla fine di X-Men Omega, riducendo il rischio di gestione che deriverebbe dall’elaborazione dei lutti.

L’unica testata che mostra davvero una dinamica, riuscendo al contempo ad accogliere in pieno l’idea alla base di AoA senza annacquarla o drammatizzarla troppo, è Generation Next, dove ci concentriamo su uno scenario piccolo e su personaggi che sono più vividi e tridimensionali perché meno presi dall’importanza del proprio ruolo, meno assorbiti dalla propria sacra missione. Ciò non significa che questa sia la testata più leggera del ciclo, anzi. Lo scontro finale per salvare Illyana, e la relativa carneficina, con quel pesante portale che si chiude davanti a un colpevole e impotente Colosso, è forse la sequenza più cattiva (e riuscita) dell’intera saga. Ed è l’occasione per un cambiamento significativo e coerente (in peggio) nell’eroe di acciaio organico.

I disegni si adattano alle scelte di sceneggiatura: ipercinetici, iper-drammatizzati, si concentrano sugli effetti speciali e sui corpi in lotta, ma non mostrano interesse per gli sfondi, che si limitano a distese di macerie e teschi, impossibili scenari avveniristici e guglie che sfidano il cielo o, per non sbagliare, una generica “materia pittorica”. Roger Cruz in X-MenAlpha & Omega, Steve Skroce in X-Man, Tony Daniel su Gambit& the X-Ternals, Ken Lashley su X-Calibre, fanalini di coda della saga dal punto di vista della resa visiva, sono perfette dimostrazioni del concetto. Carlos Pacheco, in X-Universe, ha uno stile piacevole, ma ritrae tutti i personaggi (soprattutto Mikahil Rasputin) in pose artefatte da foto ricordo che in breve stancano. Adam Kubert su Weapon X, Andy Kubert su Amazing X-Men e Steve Epting su Factor-X, pur mantenendo l’impostazione di cui sopra, riescono comunque, da bravi professionisti quali sono, a metter su prove oneste, con momenti buoni. Joe Madureira, su Astonishing X-men, ha i pregi e difetti soliti: una solida impostazione delle vignette che può convincere, quell’influenza giapponese che può non piacere. Sulle pagine di Generation Next, un Chris Bachalo in stato di grazia dimostra di gestire benissimo gli equilibri delle pagine, alternando griglie di vignette piccole e splash page efficaci, densissime di particolari, con anatomie che ricordano un John Romita Jr morbido, senza “effetto mummia”. E quel fondo nero in agguato che si adatta benissimo alla testata più nera dell’EdA.

Dopo l’Apocalisse

L’EdA non è rimasto un what if: i suoi effetti non si sono esauriti con l’annullamento, nelle sequenze finali, dell’evento scatenante. Sugar Man, la Bestia, Olocausto e Blink sono migrati nella “Terra 616”, contaminandola. Si è pure tornati sulla “Terra 295” in più di un’occasione, per raccontare antefatti o conseguenze. A sottolineare l’importanza della saga, ci sono stati anche dei what if specifici basati sull’EdA.
A una lettura del ciclo nel suo complesso, rimane l’impressione di un grosso sforzo costellato di momenti affascinanti, ma viziato dalla natura del medium scelto per il racconto: avrebbe giovato, forse (come insegna Generation Next), un allontanamento dall’etica e dall’epica supereroistica pura, in favore di una costruzione drammaturgica più ponderata.

 

L’Era di Apocalisse in Italia è stata presentata su:
(in ordine di lettura)
X-Men Deluxe #15, Gli incredibili X-Men #72, Wolverine #78, Marvel Top #8, X-Men Deluxe #16, X-Men Universe #7, Gli Incredibili X-Men #73, Wolverine #79, Marvel Crossover #14, X-Men Deluxe #17, X-Men Universe #8, Marvel Miniserie #26, Gli Incredibili X-Men #74, Wolverine #80, Marvel Top #9
Warren Ellis, Larry Hama, Terry Kavanagh, Scott Lobdell , Jeff Loeb , Howard Mackie, John Francis Moore, Fabian Nicieza, Mark Waid, Chris Bachalo, Roger Cruz, Tony Daniel, Steve Epting, Adam Kubert, Andy Kubert, Ken Lashley, Joe Madureira, Carlos Pacheco, Steve Skroce
Ed. Marvel Italia, 1996

L’Era di Apocalisse in originale:
Uncanny X-Men#319-321
Scott Lobdell/Mark Waid, Steve Epting/Roger Cruz/Ron Garney
Dicembre-Febbraio 1995
X-Men#40-41
Fabian Nicieza, Andy Kubert/Ron Garney
Gennaio-Febbraio 1995
X-Men Alpha
Scott Lobdell, Mark Waid
Febbraio 1995
Astonishing X-Men#1-4
Scott Lobdell/Jeph Loeb, Joe Madureira
Marzo-Giugno 1995
X-Calibre#1-4
Warren Ellis, Ken Lashley/Roger Cruz/Renato Arlem
Marzo-Giugno 1995
Gambit and the X-Ternals#1-4
Fabian Nicieza, Tony Daniel/Salvador Larroca
Marzo-Giugno 1995
Generation Next#1-4
Scott Lobdell, Chris Bachalo
Marzo-Giugno 1995
Weapon X#1-4
Larry Hama, Adam Kubert
Marzo-Giugno 1995
Amazing X-Men#1-4
Fabian Nicieza, Andy Kubert
Marzo-Giugno 1995
Factor X#1-4
John Francis Moore, Steve Epting/Terry Dodson
Marzo-Giugno 1995
X-Man#1-4
Jeph Loeb, Steve Skroce
Marzo-Giugno 1995
X-Universe#1-2
Scott Lobdell/Terry Kavanagh, Carlos Pacheco/Terry Dodson
Maggio-Giugno 1995
X-Men Omega
Scott Lobdell/Mark Waid, Roger Cruz

 X-OMAGGI

Sabretooth e Wolverine di Davide Corsi. Per vedere tutti gli altri X-omaggi cliccate sulla foto

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