In realtà tutto nasceva da un equivoco intorno a un intervento della prof e da dai fischi per fiaschi intenzionali presi dal Daily Mail, noto foglio bufalaro e che la televisione pubblica per la quale si paga un canone ha ritenuto di poter prendere a misura della verità. La cosa finirebbe qui se non fosse che merita alcuni commenti. Il primo dei quali riguarda l’ossessione para meritocratica da pubblicazione che regna negli atenei anglosassoni e che si riflette in un enorme mole di interventi e ricerche inutili, fumose, se non proprio stupide o equivoche e nello sgomitare angoscioso per far comparire il proprio nome con le più stravaganti e azzardate ipotesi.
Ora la signora Valentina, aveva semplicemente ipotizzato, sulla base di un modello puramente teorico e sulla scia di una ridda di ipotesi altrettanto basate sul semplice e banale prolungamento delle tendenze, che la riduzione dell’attività solare – negli ultimi anni è tra le più basse da quando abbiamo statistiche sull’attività della nostra stella – possa proseguire e arrivare a un nuovo minimo di Maunder, il periodo di bassa attività solare dal 1645 al 1715 che si pensa possa aver causato la piccola età glaciale di quei due secoli nella parte più occidentale dell’Europa, consistente in realtà solo in inverni particolarmente freddi. Una bazza per tutti quelli che negano, senza nemmeno essere dipendenti del Department of business, ogni influsso antropico sul riscaldamento del clima. E che bazza perché madame Zharkova aveva addirittura supposto che l’attività solare potesse diminuire del 60 per cento.
Ora vanno spiegati alcuni elementi, sempre che abbiate la pazienza di seguirmi: 1) l’attività solare (macchie, brillamenti e quant’altro ) è una cosa, un’altra è l’energia che la stella emette la quale da tutti gli elementi che abbiamo oscilla in quantità intorno all’uno per mille. Quindi anche nell’ipotesi zarkoviana non ci sarebbe quella riduzione terroristica del 60 per cento, sparata dal Daily Mail. 2) Del sole sappiamo pochissimo e a parte il ciclo mediamente undecennale delle macchie, non abbiamo elementi per fare alcuna previsione sensata. 3) Sebbene il sole sia di vitale importanza il range delle temperature terrestri a cui siamo abituati è dovuto principalmente all’effetto serra, senza il quale la temperatura media del pianeta sarebbe di -5 gradi. Dunque l’atmosfera. la sua composizione e i fattori che la influenzano, giocano un ruolo fondamentale. .
Soltanto di recente stiamo scoprendo la complessità e la delicatezza delle interazioni fra oceani, atmosfera, correnti, densità, salinità, gas serra, variazioni regolari dell’asse planetario, quantità e tipo di biomasse, influsso dei raggi cosmici e via dicendo, per cui i fenomeni climatici e le loro variazioni sono ancora un mistero popolato di molte teorie e a malapena le nostre conoscenze e i nostri satelliti ci consentono di prevedere il tempo con qualche giorno di anticipo. Così potrebbe anche essere che stiamo andando incontro a un periodo più freddo, ma semplicemente non siamo in grado dirlo e ogni narrazione in questo senso è frutto di pura speculazione. Soprattutto ciò contrasta con la tendenza al riscaldamento dimostrato empiricamente dal termometro. Sta di fatto che a fronte di una debolissima attività solare lunga ormai qualche decennio e che dovrebbe di solito accompagnarsi a un calo sia pure minimo della radiazione media della nostra stella, (verificato dalla misure satellitari) le temperature crescono e questo mette in crisi tutto il modo con cui abbiamo concatenato le nostre conoscenze, sebbene spuntino come funghi le teorie inverificate tendenti a spiegare la contraddizione e che mai prendono in considerazione l’azione antropica. Ciò dimostra sia la resilienza dei modelli consacrati, il loro legame assai più stretto di quanto non si creda con lo spirito del tempo e probabilmente anche un certo influsso dei finanziamenti, specie dopo lo scandalo di Wei-Hock Soon, lo scienziato climaticamente negazionista pagato dai petrolieri. Possiamo tranquillamente dire che l’aumento delle temperature in presenza di un lungo periodo di bassa attività solare sono un fortissimo indizio che proprio le attività umane sono all’origine del climate change e che anzi quest’ultimo è meno rapido proprio a causa di questi fattori in controtendenza.
Insomma ci sono parecchi motivi per evitare il riconoscimento del ruolo dell’attività umana che peraltro è anche il più controllabile, il più plausibile visto che la quantità del gas serra più comune, la Co2, è aumentata del 142% e che è l’unico, guarda caso, sul quale si possa intervenire. Tuttavia nel caso di questa bufala estiva più che gli aspetti scientifici peculiari, vanno notati quelli psicologici mediatici, come annunciare l’era glaciale durante il luglio più caldo del secolo, per evitare che l’opinione pubblica si convinca emotivamente di ciò a cui tutto sommato non vuole davvero credere, ovvero il progressivo riscaldamento e tutte le sue conseguenze dovuto in sostanza a un disgraziato modello economico e sociale basato sul profitto senza limiti e su un consumo assurdo come riconoscimento di sé che porta al saccheggio del pianeta. Un quotidiano ultraconservatore e di note tendenze bufalare prende l’ennesimo granchio, una professoressa fa un intervento che sembra fatto apposta per essere equivocato e dunque messo in prima pagina, la Rai che trasforma tutto questo in annuncio degli “scienziati”: siamo già nell’era glaciale dell’intelligenza e dell’onestà.