L’era Obama e gli USA.

Creato il 25 luglio 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012

-Di Carmen Gueye

Forse non si può ancora parlare di un’era per Barak Obama, ma che la sua elezione abbia connotato un periodo, dopo aver suggellato un’epoca, neppure si può negare.
La sua storia personale è ben nota, comprese le contestazioni: secondo alcuni non sarebbe nemmeno nato in territorio statunitense. Nella biografia colpisce, in realtà, l’assenza di un nucleo familiare stabile, cui supplirono magnificamente i nonni, visto che l’uomo appare di solida emotività.
Invero, egli pare anche tipo di poche parole, a parte quando deve proprio spenderne di più, come in campagna elettorale.
Non si creda che il suo avvento abbia poi entusiasmato tanti, anche dalla parte dei progressisti o similari. Da subito gli smaliziati hanno fatto osservare che ogni candidato ha dei finanziatori, lobby che lo sostengono, dunque lui pure sarebbe sotto scacco dei poteri.
La riforma sanitaria è stata sminuita con la considerazione che era solo uno sgravio per le imprese (e allora?, obiettiamo). Altri hanno contestato che non abbia subito sbaraccato nei teatri di guerra. Altri ancora lamentano troppo riguardo verso l’immigrazione, anche clandestina.

Tuttavia non ci interessa fare il peana di nessuno. Le sue qualità presidenziali verranno ampiamente analizzate a fine mandato, o mandati, se verrà rieletto. Siamo curiosi di vedere se ci sarà la riconferma, ma in fondo ormai anche questa competizione ha perso un po’ del suo fascino. Per quanto quel sistema elettorale sia diverso dal nostro, trucchi e manfrine per accaparrarsi elettori non mancano di certo e alla fine, al massimo, il comune cittadino, soprattutto se non americano, può farsi qualche generica opinione sulla personalità degli interessati, altri retroscena essendogli preclusi: è noto a tutti che ormai il capo supremo di quel paese, di suo, dice e scrive ben poco, o nulla affatto. Tutto è preparato e filtrato da “spin doctors” e “think tank” o come diavolo si chiamano nuove figure e moderni apparati per la manipolazione e la propaganda.

Gli Stati Uniti possono piacere o per nulla, ma è stato difficile, negli ultimi decenni, soprattutto in Italia, ascoltare dibattiti interessanti sull’argomento. Le platee erano fortemente impregnate di ideologia, nel campo degli avversi; di difensori per partito preso e opportunismo, nell’altro settore.

L’epoepa di nascita e sviluppo di quel paese sarà pure intrisa di violenza, ma sappiamo che la storia in generale ne è piena; dunque lasceremmo da parte questo aspetto, per ammettere che i principi di base a noi non dispiacciono: libertà e tolleranza sono valori da coltivare. E laggiù questo avviene ancora, checchè se ne dica.
Il linguaggio pubblico (non solo nei media, anche nelle comuni conversazioni) deve osservare certe regole ed è un vero slalom: non si possono criticare o peggio ingiuriare, gusti e tendenze in qualsivoglia settore della vita di ognuno. La libertà religiosa è garantita e chi pensa che, diciamo da un decennio o poco più, si siano svolte crociate contro determinati fedeli, magari da parte dell’amministrazione repubblicana, sbaglia di grosso. La buriana bellica aveva tutt’altro scopo e, in ogni caso, nessun texano, a cavallo o meno, può permettersi di osservare alcunchè al riguardo su nessuno: lo stroncherebbero anche dai suoi stessi spalti.

Naturalmente, una cosa sono le atmosfere di New York e Los Angeles, altro è vivere in Nebraska o Iowa, con il villico ancora pronto a sparare per difendersi da nemici reali o immaginari, ma in generale il paese si è rassegnato a cambiare. Nello splendido film di e con Clint Eastwood “Gran Torino”, o nel delicato “L’Ospite inatteso” la nuova realtà è descritta chiaramente. La nazione ha ormai in pratica una seconda lingua nello spagnolo; e in ogni sperduto angolo, coast to coast, si possono trovare un immigrato ghanese o kazako: l’Eldorado attira sempre, mentre i poliziotti alla frontiera hanno un bel darsi dattorno per respingere i soliti messicani.

Il torbido passato politico degli Usa, tra illustri omicidi ancora irrisolti fino al fatidico evento di inizio millennio, non invoglia spesso ad apprezzarli. Nondimeno noi tifiamo sempre perchè emergano nuove energie, perchè ogni pregiudizio sia sconfitto: e la presidenza Obama, qualcosa ha pur rappresentato.


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