Corona ha subito soltanto una di una lunga serie di potenziali condanne che potrebbero portarlo in carcere per un periodo molto lungo e la cosa non sarebbe che un bene, per lui e per il mondo fuori dal carcere. La condanna è meritata, circostanziata, la sua colpevolezza innegabile tanto che lui stesso non si professa innocente. Quello che Corona professa, ed è la cosa più inquietante, e l’assoluta inconsapevolezza del male fatto. Corona compie il male convinto di non fare il male. Corona è più che convinto di tenere un comportamento assolutamente normale. Anzi, Corona è convinto di essere un eroe, paladino di un mondo fatto di fascino da imbonitore e ammiratori rimbecilliti. Corona è l’emblema dell’Italia dei tronisti, dell’Italia di Maria De Filippi.
Lo confortano in questo le schiere di ammiratori e ammiratrici che lo ritengono vittima di un’ingiustizia, non tanto perché pensano che quest’essere non abbia commesso le nefandezze per le quali viene giudicato e condannato, quanto perché si considera che esse non siano nefandezze. Sono giovani i fan di Corona ed è questo ciò che più spaventa. Corona non rappresenta soltanto il marcio che c’è in Italia, insieme al suo degno compare Lele Mora o a Emilio Fede o a Nicole Minetti (e qui l’elenco si allunga). Corona è, purtroppo, un esempio da emulare per la nostra gioventù.
Corona è ricco, potente, sfrontato. Corona ha le donne più belle e più ambite. Ha le macchine, ha amici potenti. In più è bello, curato, figo. Poco importa se non riesce a parlare correttamente in Italiano. Poco importa se non ha il minimo rispetto per gli altri. Poco importa se delinque con disinvoltura. Corona è un eroe, è la vittima del sistema antiquato e moralista abbattuta in combattimento. Lui ne è convinto così come lo sono i suoi fan, così come quella fetta d’Italia che ancora crede a favole e promesse luccicanti di luci televisive, facce botuliniche, ricchi premi e cotillon. L’Italia dei venditori di pentole, quella che sta sprofondando tirandosi dietro anche l’altra Italia, quella della brava gente. Si sprofonda, ma allegramente.
Luca Craia