l'erotismo e il senso del bello

Creato il 04 novembre 2011 da Ladridibellezza
ieri pomeriggio ero in palestra; alla fine dell'allenamento, nello spogliatoio, di fronte a me un ragazzo, uscito dalla doccia, comincia a rivestirsi. un viso qualunque, ma un corpo semplicemente perfetto: muscoloso e possente, ma di proporzioni armoniose; muscoli allenati, ma non artificiosamente gonfiati. in un attimo ho pensato: se fossi gay, farei di tutto per farmi rimorchiare da lui. un attimo dopo lo vedo che si infila un paio di calzini corti blu e con indosso solo quelli e le mutande se ne va allo specchio ad asciugarsi i capelli, con l'aggiunta di un paio di ciabatte di plastica blu a fascia che nel mio personale immaginario sono appena un gradino più su delle birkenstock. la sua immagine potenzialmente erotica è crollata in un singolo istante, non mi sarei fatto avvicinare da lui nemmeno se fossi stato gay all'ennesima potenza e in astinenza da settimane.
si sa, l'erotismo dei maschi passa inevitabilmente attraverso gli occhi: i meccanismi di questo son talmente noti che non starò qui a dilungarmi sulla faccenda; ma mi son trovato a riflettere sul fatto che trovo eccitante e desiderabile la mia donna anche appena sveglia, anche quando si aggira per casa ancora assonnata, in pigiama. e non è soltanto per via del sentimento che ci lega, perché il desiderio che mi si accende dentro è di natura squisitamente carnale, e quindi soggiace alla richiesta di soddisfazione dei sensi, nessuno escluso. ma è sufficiente che io indovini la curva delle sue natiche, o che la bianchezza della sua pelle deflagri ai miei occhi, mentre si scosta i capelli dal collo, perché il mio desiderio si scateni, senza quindi bisogno di un apparecchiamento particolare che me la faccia apparire più desiderabile.
il giorno stesso avevo guardato questo documentario, e non ho potuto fare a meno di compiangere tutte quelle donne in esposizione come vacche al mercato: non tanto per il fatto di mostrarsi unicamente come esplicito oggetto di desiderio sessuale (magari a qualcuna piacerà pure e, nel giusto contesto, non ci trovo nemmeno nulla di intrinsecamente malefico), quanto per soggiacere all'inganno che esista un unico modello estetico e che soltanto quello sia capace di accendere il desiderio maschile: visi, corpi e abbigliamento standardizzati su un modello che è proprio della pornografia industriale.
oggi invece mi cade l'occhio su una galleria fotografica di repubblica.it e non posso fare a meno di apprezzare la differenza: c'è ingenuità e a tratti anche un sano atteggiamento ruspante in quelle pose demodé, ma c'era anche un desiderio di attirare l'occhio del malizioso spettatore senza incappare nella spersonalizzazione: donne che accettano di essere viste come oggetto di desiderio, ma rimangono soggetti attivi nel proporre la loro personale idea di seduzione, una mediazione tra l'oggettività del corpo, e della sua peculiare bellezza, e la soggettività dello sguardo concupiscente.


guardo il corpo di un uomo e il godimento estetico che ne traggo è rovinato da particolari di sciatteria, perché in realtà io non lo desidero davvero, ma un desiderio autentico non ha necessità di orpelli didascalicamente maliziosi: si pasce piuttosto di individualità, di unicità. nella realtà delle cose, non a tutti piace jessica rabbit, o perlomeno non piace sempre e solo jessica rabbit, come non a tutti interessa l'ultimo iphone e non a tutti interessa il campionato di calcio, e via discorrendo. ma sta a ciascuno di noi rivendicare con forza il diritto alle opinioni, ai gusti personali e alla loro estrema varietà.

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