Sono passati più di due anni da quel giorno. L'errore è stato andare in via Gradoli, andarci con l'auto di servizio, assumere droga, fidarsi della persona sbagliata, non aver capito, non averlo detto a chi avrebbe potuto, non aver denunciato il ricatto? Di quale errore parla?
"Un errore più grande di tutti questi. Una mia fragilità di fondo, un bisogno privato e così difficile da spiegare, una mia debolezza. Un uomo che assume un incarico pubblico non può avere debolezze. Le deve controllare. Per questo mi sono dimesso, per quanto fossi vittima di un reato come oggi quei rinvii a giudizio dicono. Vittima, non colpevole. Ma l'aspetto giudiziario è secondario: so di non aver commesso reati, di non aver violato alcuna legge. Umanamente però, nei confronti della mia famiglia, e politicamente, verso i miei elettori e la comunità che governavo, ho sbagliato. Così mi sono dimesso".
Vorrei contestare l'assunto di Marrazzo. Un uomo pubblico può avere debolezze purché queste non lo portino a commettere abusi d'ufficio o illeciti di vario genere. La fragilità è un dono, non un difetto. Il bisogno privato non è una debolezza, anzi: può essere una forza, indipendentemente da quale "bisogno" sia. D'accordo, nell'immaginario collettivo andare con un/una trans significa perversione assoluta, per un cattolico poi dannazione assicurata (di qui il mese in convento a meditare, a spurgarsi)*.
Non c'entra l'omosessualità? Ricorda la battuta del presidente del Consiglio: almeno a me piacciono le donne? Se fosse, lo direbbe?
"La ricordo. Io non sono omosessuale. Non ne faccio un vanto, ma non lo sono. È così. Ho amato solo donne. Moltissimo, e con frequente reciprocità. Dai transessuali cercavo un sollievo legato alla loro femminilità. Il fatto che abbiano attributi maschili è irrilevante nel rapporto, almeno nel mio caso. Non importa, non c'è scambio su quel piano. È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili. Ma temo che ogni parola possa suonare come una giustificazione: non è quello che voglio. Quando sei padre le scelte in questo ambito, giuste o sbagliate che siano, se date in pasto alla pubblica opinione fanno male non a te ma ai tuoi figli. È questo che non mi perdonerò mai".
E proprio qui che Marrazzo mi ha deluso. Perlomeno non è stato, come rivendica in un paio di occasioni, all'altezza del padre Joe, il quale, forse, prima di giustificarsi, avrebbe preventivamente mandato a fanculo il presidente del consiglio per una simile battuta di merda, magari allegando alla frase "Almeno a me piacciono le donne", un "sì, dacché almeno te sei stronzo, visto che le paghi in una certa maniera, e le recluti mediante certi infami mezzani, che ti presentano persino minorenni e non te ne accorgi, e le paghi con soldi a nero, vero, vero, vero... dato che le signorine dell'Olgettina non hanno certo emesso fattura".
Ma soprattutto, Marrazzo mi ha deluso là dove, magari senza nemmeno accorgersene, ha dato ai/alle transessuali un sovrappiù di femminilità rispetto alle donne che è irrispettoso per le donne stesse e, anche, per gli/le stessi/stesse trans. I/Le trans hanno un sovrammeno di femminilità casomai, che diventa sovrappiù nel loro modo di essere così come sono, transessuali appunto. E che cazzo! Marrazzo cercava la mamma in un trans? Non dico di cercarci per forza il cazzo, ma almeno ci dica che il sollievo che cercava era legato a qualcos'altro che non sia stata la sola femminilità, perché allora sì che la moglie, o qualsiasi altra donna, farebbero bene a rinfacciargli il suo "errore". Già, perché se i/le trans avessero davvero questo sovrappiù di femminilità, Marrazzo sarebbe stato più deciso nell'usare, parlando, il genere femminile quando parla di loro. Infatti, «Dai transessuali cercavo...» "dai" è preposizione articolata da + i, mentre dopo dice «È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili», usando quindi un pronome femminile. A livello inconscio lo stesso Marrazzo denota un indecisione, un'incertezza, un'insicurezza nel definire il genere transessuale. Niente di male, per carità. Ma questo non contribuisce a definire i/le transessuali le campioni di femminilità che lui sostiene essi/esse siano.E infine: altra delusione. Caro Marrazzo, non si doveva affatto giustificare. È andato e può andare ancora con quanti/quante trans le pare, ci si può altresì fidanzare con uno/una, magari può anche - se divorzia - sposarne uno/una a Cuba per esempio.L'unico problema di coscienza di Marrazzo è che egli espone - questo sì è scandaloso - pubblicamente il fianco alla moralità cattolica d'accatto, e dona ad essa la patente di "moralità pubblica" in un paese che dovrebbe essere laico (sulla carta, almeno).Su questo doveva battersi come un leone, e credo avrebbe avuto anche molti sostenitori se lo avesse fatto. Marrazzo si doveva battere politicamente affinché i suoi figli potessero vivere in un paese in cui, se un padre commette un "errore", tale errore non venga additato a loro, tanto più se poi tale "errore" non è altro che un semplice caso di tradimento coniugale. È questo che non deve perdonarsi: quello che ha fatto, giusto o sbagliato che sia, non deve macchiare la vita dei suoi figli - e nemmeno di sua moglie se per questo. È ancora in tempo per rimediare, appena avrà ripreso un po' di forze, appena l'influsso della penitenza cattolica sarà stato da lui scaricato nel cesso della storia. Possa venire un giorno in cui un individuo, maschio o femmina o trans che sia, non debba vergognarsi dei propri gusti sessuali - purché essi non diano luogo a sopraffazione e a violenza.
La vergogna è un sentimento troppo nobile, da non sacrificare sull'altare della pubblica opinione.
*È da ipocriti far finta di non vedere che in Italia, e non solo, l'offerta di prostituzione "trans" è analoga se non superiore a quella delle "girls" - e un motivo ci sarà, direbbero i "mercati".