L’intervista di Massimo Gardella a Giulio Perrone
(8 maggio ore 18,30 presso la libreria Feltrinelli
di Piazza Piemonte a Milano)
Uno scrittore esodiente, Giulio Perrone, ma con la classe di chi si intende di libri, di gialli e anche di psicologia. Del resto la sua professione abituale è quella dell’editore (nel 2005 ha fondato la Casa Editrice che porta il suo nome). Il personaggio principale e l’antagonista, il giudice, sono delineati con grande abilità: per i secondari bastano pochi tratti penetranti per farli saltare agli occhi del lettore, che sembra conoscerli da sempre. Come succede, di sicuro l’autore li ha conosciuti in molte circostanze della sua vita e li ha manipolati per i suoi scopi . Una Roma molto amata – città e squadra di calcio – è il fondale efficace per la rappresentazione e permette di introdurre nel testo la capacità di ironizzare su tutto e tutti tipica degli abitanti della città più bella ed eterna che ci sia. Nonostante il tema noir il lettore sorride spesso. La scrittura è sintetica ma colpisce con la densità del contenuto, le frasi sono brevissime, le parole chiare e nette. Decisamente il marchio di Giulio Perrone scittore, “che si gode l’arte dello scrivere”. Il genere noir (o giallo come si dice in Italia dopo la pubblicazione dei polizieschi Mondadori dagli anni ’30) è sempre più apprezzato: del resto dà agli scrittori la possibilità di esplorare una società complessa e contraddittoria, violenta, ingiusta, marcata dal vuoto affettivo e morale, usando l’escamotage del delitto per descriverla nei suoi angoli più oscuri.
Consiglio:
Si legge d’un fiato, attrattiva la storia e scorrevole la scrittura, mai banale: attendo quindi il prossimo libro di Giulio Perrone con la certezza di poterlo aggiungere alla lista dei miei autori preferiti!