Ci sono libri che, una volta letti, ti catturano, ti trasportano e ti fanno sognare.
Anche quando, a prima vista, non gli avresti dato un soldo.
Non so se a voi capita, di acquistare un libro senza sapere nulla, ne dell'autore ne del testo, di portarlo a casa e lasciarlo lì, come se dentro di voi sapeste che necessità di tempo, di una lenta fermentazione per poter essere goduto appieno.
Beh, non così spesso, ma a volte mi succede. I risultati sono agli opposti: alcuni si sono rivelati delle mezze chiaviche, mentre altri... eh, gli altri occupano un posto di rilievo nella mia libreria.
E' il caso di questo L'estate della paura. di Dan Simmons.
Comprato nel lontano 1993, in una piccola e polverosa libreria che oggi non esiste più, è rimasto per anni nascosto dietro altri titoli, che di giorno in giorno aumentavano fino ad arrivare a seppellirlo. Quando l'ho rivisto, alcune settimane fa, potete immaginare il mio stupore!
Avevo in casa un libro di Simmons e non lo avevo ancora letto?
Cominciai a riflettere su quando, come, dove lo avessi preso e perché non lo avessi ancora letto, ma poi, visto che quello che mi premeva di più era scoprire di cosa parlasse, l'ho aperto e ho iniziato a leggere le prime pagine.
E... booom!
Sono stato rapito, stregato dall'ambientazione, dalla narrazione, forse un pò prolissa ma comunque gradevole e coinvolgente!
La storia, che rifà in parte il verso al classico di King, It, parla di cinque ragazzini alle prese con il Male, quello con la emme maiuscola (le similitudini a It si fermano a questo, visto che la storia poi prende pieghe differenti e ben distinte). Elm Haven, questo il nome del paesino in cui i cinque si ritrovano a passare le vacanze estive, è il classico paese del sud degli Stai Uniti: caldo, vita semplice, campi di mais a perdita d'occhio e una popolazione ancora legata a vecchie tradizioni.
Gli stereotipi del caso ci sono tutti, rivisitati, ridisegnati in una chiave più a misura d'uomo, e descritti con uno stile pulito e scorrevole. Forse sta proprio qui il pregio di questo libro: si lascia leggere, senza intoppi, e le pagine volano che è un piacere.
Questa la nuova cover... meglio la vecchia, vero?
Negli anni, ho imparato a conoscere Simmons per le sue opere di fantascienza, e scoprire che anche nell'horror non se la cava affatto male mi ha fatto un enorme piacere. La storia non scade mai nel banale, tiene sulle spine e, cosa ancora più importante, fa paura e non fa sconti.
Diciamolo: oggi, con tutti i tabù, le restrizioni morali che ci autoimponiamo, in pochi avrebbero il coraggio di mandare a morte certa un bambino di nove anni...
Ma Simmons lo fa, senza paura, senza vergogna. Fa bene al libro, è la storia a chiederlo, e lui non si scompone. Ce lo descrive, in maniera struggente, dolorosa, quasi che ci trovassimo noi in quel campo a lottare contro il terrore. Lo fa, e non sembra pentirsene.
Il libro è corposo, siamo sulle cinquecento pagine, e ho scoperto, dopo aver fatto alcune ricerche, che è stato ristampato nel 2006 dalla Gargoyle e, cosa che mi procura una salivazione ininterrotta da quando l'ho appreso, esiste anche un seguito ideale, che vede uno dei personaggi quaranta anni dopo, cresciuto e alle prese con una nuova minaccia.
Non mi stupisce che il titolo sia L'inverno della paura.
Come ho detto, il libro vale i soldi spesi, fino all'ultimo centesimo, e se per caso dovreste trovarlo in giro non lasciatevelo sfuggire. La mia edizione è quella prima, con copertina rigida, sovraccoperta e una rilegatura pressoché perfetta. Se doveste vederla, magari sulla bancarella di un mercatino dell'usato, il mio consiglio è di prenderla su e farla vostra.
Ovviamente l'editore e l'isbn segnalato qui sotto, si riferiscono all'ultima versione pubblicata.
Editore Gargoyle - 9788889541111 - 17,50 €