«Tutto a posto, li dietro?» chiese il padre di Maria.«Ormai non manca molto» disse la madre di Maria.Nessuno dei due si era voltato. La loro nuca avanzava senza scosse tra i panorami che si dispiegavano fuori dai finestrini, a destra e a sinistra; siepi, alberi, campi, case che passavano oltre troppo in fretta per poterli osservare bene. Campi di granturco. Campi con animali. Di tanto in tanto, sulla sinistra, tratti di un mare verde e lattiginoso, bordato da un nastro di sabbia dorata o di ciottoli. Quella è la Manica, disse Maria, nella sua testa, al posacenere sullo schienale del sedile davanti, il mare. Siamo venuti a passarci le vacanze, perché Il e quello che fa la gente. Ogni giorno si va in spiaggia, si corre in giro, si grida e si costruiscono castelli di sabbia, cose così. Ci sono gli animali gonfiabili e i ghiaccioli e di notte ti ritrovi la sabbia nel letto. Lo si fa ad agosto. A quanto ne so, lo fanno tutti, in tutto il mondo….
Mentre la famiglia si sta ambientando in quei luoghi pieni di magia, Maria inizia poco alla volta a entrare in sintonia con lo “spirito” della casa. Sente un cane abbaiare, ma non c’è nessun cane. Scopre che qualcuno ha giocato con l’altalena nel cortile di casa, ma non c’è nessuno nel cortile di casa.
Lentamente comincia a sospettare che proprio lì, in quella casa, molti anni prima, forse è successo qualcosa di brutto…
L’estate in cui tutto cambiò è un libro speciale e Penelope Lively, con la sua scrittura elegante e nitida, è capace di portare sempre un tocco di luce tra le righe.
Penelope Lively è cresciuta in Egitto, ma dopo la guerra si è stabilita in Inghilterra. E’ laureata in storia presso il College di St Anne di Oxford. E’ membro della Royal Society of Literature e membro del PEN e della Società degli Autori.
Penelope Lively, L’estate in cui tutto cambiò, traduzione di Elisa Banfi, Narratori della Fenice, Guanda, 2013.