Tifo da stadio. Applausi e abbracci da un lato, contestazioni dall’altro. Chi applaude, chi grida “vergogna”. L’immagine della folla fuori dal Tribunale di Perugia che reagisce scomposta alla sentenza d’appello è quella che l’indomani dell’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, entrambi accusati di avere ucciso Meredith Kercher nel 2007, rimane maggiormente impressa nella mente. Molto più della commozione dei familiari degli imputati, delle lacrime della Knox subito immortalate in primo piano. Quattro anni di carcere da innocenti, ecco cosa invece rimarrà scalfito nella vita dei due giovani un tempo fidanzati. Certo, la sentenza di lunedì ribalta totalmente il primo grado e i dubbi della famiglia Kercher sono comprensibili. Le loro perplessità sono tipiche di chi si è visto scippare in un modo così cruento l’amore e l’affetto di una figlia, di una sorella. Inutile giudicare in questi casi.
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