Stanotte ho finito di leggere un libro veramente bello, L’età dell’oro, si intitolava.
Storia tragicomica di un industriale del tessile di Prato e della sua parabola da uomo di mondo, pieno di soldi-amanti-ville-auto-bei vestiti a vecchio-povero-malato terminale.
La cosa bella di questo libro è che il protagonista Ivo risulta comunque e sempre simpatico, nonostante talvolta agisca in maniera non totalmente onesta o moralmente integra. Alla fine stai sempre dalla sua parte, sia quando fa affari in nero, che quando fa le scarpe ai suoi concorrenti, o quando si porta a letto le loro mogli. Proprio come quando stai dalla parte di Michael Corleone, anche se non fa altro che ammazzare donne e uomini, uno dopo l’altro. Bella invenzione il punto di vista!
E poi l’autore mi garba perchè, facendo anche lui parte del magico mondo delle stoffe e dei filati, non manca mai di descrivere l’abbigliamento dei personaggi, ma soprattutto le stoffe dei loro vestiti. E la stoffa in quel caso dice tutto sulla persona, sulla sua estrazione sociale, sui suoi problemi, sulla sua storia. Ma solo a chi ha l’occhio clinico per capire, a chi di stoffe ne ha maneggiate tante. E l’autore in questo modo ci regala, in quelle pagine, il suo occhio allenato. Insomma, cose d’altri tempi. Adesso che ne sappiamo noi di stoffe?
Un libro che fa ridere e rattristare, e poi ancora ridere, e poi ancora rattristare. Che racconta la fine e poi l’inizio, con un gioco bellissimo di flash-back e flash-forward, e un utilizzo incredibile del dialogo, mai pesante e invece sempre accattivante.
Mi piacerebbe proprio saper scrivere così!