L’eterno non detto del conflitto israelo-palestinese

Creato il 18 agosto 2014 da Zamax

Seguo ormai con una certa noia gli sviluppi dell’infinita semi-guerra israelo-palestinese. Tutti gli attori di questo dramma, anche quelli della diplomazia internazionale, sulle questioni di fondo non riescono ad uscire dalla reticenza. Prima questione: da una vita il nostro bel mondo occidentale una soluzione dice di averla bell’e pronta: due popoli, due stati, che vivono in pace, uno di fianco all’altro, come due sposini. Già, però, dove? A questa domanda nessuno risponde. Eppure basta guardare la carta geografica per capire che, anche prescindendo dal problema degli insediamenti dei coloni ebrei in Cisgiordania, e sempre ammesso che si arrivi al mutuo riconoscimento, l’attuale situazione, come le precedenti, disegnerebbe due stati-barzelletta, di cui uno privo perfino di continuità territoriale. Seconda questione: la per ora inimmaginabile ipotesi federalista può avere qualche prospettiva concreta? Gli ostacoli sono immensi: il recente, tragico retaggio storico, le differenze di lingua e di religione. Terza – delicata – questione: i palestinesi costituiscono una nazione? Il concetto di “nazione” è alieno allo spirito dell’Islam. Il “nazionalismo arabo” è, fondamentalmente, un prodotto d’importazione occidentale, e non è un caso che sia anche “laico”. Per esempio: esiste un popolo o una nazione siriana? Esiste un popolo o una nazione giordana? Nel senso europeo del termine sicuramente no. Metà della popolazione “giordana” è “palestinese”. Insomma, sembra un guazzabuglio inestricabile. Ma solo guardandolo bene in faccia si può pensare di venirne fuori.

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