L'eterno ritorno - Provato - PC

Creato il 08 maggio 2015 da Intrattenimento

Dopo anni di gestazione arriva nell'Accesso Anticipato di Steam la modBlack Mesa. Scopriamo com'è

La serie Half-Life, come molte altre grandi serie, è destinata ad eterni ritorni, come fosse la celebrazione di un rito propiziatorio che bisogna ripetere di tanto in tanto per ottenere il favore degli dei. Ogni volta che una nuova iniziativa legata all'opera di Valve arriva sul mercato ci si chiede se sarà pioggia o se proseguirà la siccità. Black Mesa è solo l'ultima mod in ordine di tempo che prova a ridare lustro al primo Half-Life aggiornandolo tecnicamente. Di base i modder hanno preso il gioco e lo hanno rifatto da zero con la seconda edizione del Source. Valve ha dato il suo benestare e, dopo anni di gestazione, eccolo diventare un prodotto commerciale. In realtà di Black Mesa esiste un'edizione gratuita del 2012, ribattezzata Legacy dopo l'annuncio dell'edizione a pagamento, che usa una versione più vecchia del Source e che non è altrettanto rifinita nelle animazioni e nei dettagli grafici. In generale quanto scritto nell'articolo del buon De Vittorio un paio di anni or sono è valido anche per la versione commerciale, con però 19,99€ di differenza. È anche vero che se bisogna rigiocarsi una riedizione è meglio cercare di trarne il massimo e non accontentarsi, ma qui il discorso diventa relativo a cosa si cerca in un remake. Ma vediamo ora di ricapitolare un po' l'intero gioco per quei due o tre che non lo conoscono.

twittalo! Abbiamo provato la versione Accesso Anticipato di Black Mesa. Scoprite com'è!

Ben rivisto

Half-Life, pardon, Black Mesa è la storia di una stressante giornata di lavoro del dottor Gordon Freeman che inizia con l'iconico viaggio verso il laboratorio dove deve partecipare a degli esperimenti su delle forme di vita aliene. Come fantascienza insegna, le cose non possono che andare male: gli alieni irrompono nel nostro mondo e iniziano a massacrare scienziati e guardie di sicurezza di Black Mesa, questo il nome della struttura scientifica in cui è ambientato l'intero gioco. Chiamati i rinforzi, ossia l'esercito, arriva un'altra brutta sorpresa: anche i militari iniziano a massacrare scienziati e guardie di sicurezza per cancellare ogni testimone dell'incidente. Ce la farà Gordon Freeman a sopravvivere in un ambiente così ostile? Visto i seguiti è facile affermare di sì. Dal cast del gioco non manca nessuno, dal G-Man al buon Barney, passando per Eli Vance, di cui Gordon non conosce ancora il merito maggiore: aver concepito una figlia fantastica. Se ne riparlerà in Half-Life 2. Intanto bisogna attraversare gli angusti ambienti di Black Mesa in cerca di una via di fuga e, magari, del modo per fermare gli alieni. Dal punto di vista del gameplay e della struttura di gioco Black Mesa riprende senza discuterlo l'impianto creato da Valve, aggiungendoci la simulazione della fisica, in modo da rendere l'ambiente più interattivo (sempre con discrezione, non vi preoccupate). Esplorazione e sparatorie sono rimaste quelle dell'originale, con i nemici altrettanto insidiosi e le difficoltà di allora quasi intatta. Ad esempio non aspettatevi di vedere ricaricare l'energia nascondendovi dietro a un barile, perché qui vanno ancora di moda i cari e vecchi medikit e le amabili stazioni di pronto soccorso. Stesso discorso per le armi: se non si sta attenti è facile rimanere a secco di munizioni, soprattutto nei primi livelli, quindi non sparate a casaccio contando di trovarne a iosa. Black Mesa - Trailer del lancio su Steam

Missione compiuta

Giocando a Black Mesa è chiaro che alcune complicazioni di allora potrebbero risultare poco apprezzate dai giocatori moderni, come ad esempio i livelli labirintici, che richiedono un minimo di osservazione per capire dove andare (niente di troppo complicato, ma non aspettatevi un corridoio alla Call of Duty) o l'interazione con le scale, non proprio impeccabile. Niente che non si possa compensare con un po' di intelligenza, comunque. Anche dal punto di vista narrativo si è seguita la scia di Valve. Quindi l'azione è sempre inquadrata dagli occhi di Freeman, con gli altri personaggi che gli recitano davanti. Alcuni sono anche assoldabili come spalle, pratica molto utile all'inizio quando si hanno poche armi a disposizione. Dal punto di vista tecnico, relativamente al suo obiettivo di svecchiare un gioco della fine degli anni novanta, Black Mesa appare eccellente: le texture sono più grosse e dettagliate di quelle originali, i modelli tridimensionali generalmente più belli, così come le animazioni. Anche i vari effetti speciali di armi, esplosioni e mostri risultano migliori. Certo, il feeling è sempre quello di un titolo di un'altra epoca, soprattutto nella costruzione architettonica dei livelli, ma crediamo che nessuno pretendesse di più. Soprattutto, l'opera di Crowbar Collective è molto migliore del rifacimento ufficiale, Half-Life Source, quindi non ci resta che concordare con chi lo definisce un grandissimo lavoro.

L'amore ai tempi del colera

Ciò su cui non concordiamo è che si tratti della "versione definitiva" del primo Half-Life perché questo è semplicemente Black Mesa. Cerchiamo di spiegarci meglio. Un videogioco, come qualsiasi altra opera dell'ingegno umano, è frutto delle idee e del lavoro di un certo numero di persone in un dato tempo. Rifare gli affreschi di Giotto non rende Giotto, così come modernizzare Half-Life tecnicamente non rende gli autori di Half-Life. Black Mesa è un atto d'amore, è un fiore portato in ginocchio alla donna amata, è il sospirare al suono della sua voce anche quando rutta, ma è tutto qui. È il bellissimo quanto retorico gesto di un gruppo di innamorati del mondo di Gordon Freeman che hanno voluto immortalare la grandezza del loro sentimento trasformandolo in qualcosa di concreto. È una forma di seduzione tanto più persuasiva perché va a toccare le giuste corde di un'emozione condivisa, magnificata dall'abbandono (speriamo solo temporaneo) della serie da parte di Valve, che nel mentre sembra guardare altrove. È la festa degli uomini che attendono il ritorno degli dei, manifestazione tribale di una fede che si esprime in canti intonati con voci sempre più alte, nella speranza che arrivino fin nei cieli. Insomma, Black Mesa è un gesto nato da Half-Life, con cui condivide parte della forma, che per molti versi migliora, ma che è fuori tempo rispetto al contesto che l'ha generata e che l'ha resa degna di memoria. Con questo non stiamo dicendo che sia un brutto sparatutto in prima persona. Anzi, se la versione finale non introdurrà un programma di autodistruzione del PC è probabile che la premieremo con un ottimo voto. Soltanto vogliamo evitare di scambiare l'amore, che come già sottolineato è cieco e incondizionato, per qualcos'altro, qualcosa che né Black Mesa né qualsiasi futura riedizione potrà mai essere, a patto di non provare a rompere la formula originale in modo altrettanto significativo.


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