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L'etica politica a targhe alterne del "PD" di Renzi

Creato il 28 marzo 2015 da Tafanus

TafanusStrane cose accadono in quello che è stato il partito di Longo, di Ingrao, di Berlinguer... Ciò che ieri, con Letta al governo, era un obbligo morale per la Cancellieri (dimettersi senza neanche essere inquisita per rapporti troppo amichevoli con Ligresti) oggi non costituisce obbligo morale per Maurizio Lupi, "reo" dello stesso tipo di comportamento "improprio".
Oggi Renzi e i suoi vassalli criticano la vittoria alle primarie "aperte" di Agrigento, vinte per il PD da un bellimbusto di Forza Italia, e dicono che non candideranno il bellimbusto, anche se costui ha vinto legittimamente (fino a prova contraria) le primarie svoltesi con i sistemi fortemente reclamati da Renzi quando doveva mettersi in gioco nelle SUE primarie contro Bersani, poi straperse. Ricordate? Risse continue di "Renzi contro tutti" affinchè le primarie fossero libere e aperte a cani e porci, e non riservate ai "condomini" del PD. Tutto bene finchè le primarie del PD sono state vinte da margheriti vicini all'erede di De Mita, ma adesso che la destra usa - come da suo diritto - le "primarie libere" volute da Renzi, il risultato "non vale". Come ogni topo d'oratorio, Renzi gioca finchè lo lasciano vincere. Ma appena qualcun altro osa vincere con le regole dettate da Renzi ed accettate dai suoi fedeli servitori, si porta via il pallone e non si gioca più.
Ormai sopporto male "Repubblica", che a volte scrive marchette a Renzi peggiori di quelle che si possono leggere sul Corrierone o sul giornale di Confindustria. Sopporto Repubblica per abitudine, per pigrizia, perchè lo compro da quando era al suo numero zero, ma non credo che potrò andare ancora avanti per molto... Trovo insopportabile che quello che è stato un giornale d'informazione faccia i titoloni sui ben 79.000 assunti fra gennaio e febbraio con contratti a tempo indeterminato, e trova il modo di suggerire che il merito sia del "Giobatta", approvato solo in marzo. Dimenticando di dire che anche per semplici ragioni di turnover, 80.000 assunti in due mesi ci sono sempre stati, anche nei momenti peggiori della crisi. E - quel che è peggio - "dimenticando" che non abbiamo, per ora, alcuno strumento per capire se stiamo parlando di nuovi posti di lavoro, o di trasformazioni di contratti in essere. Prendi i 24.000 euri e scappa. Lo sapremo, forse, solo quando e se usciranno dati affidabili sul numero totale di occupati. Perchè laddove gli occupati non crescessero, o addirittura dovessero dimunuire, vorrà dire che il giobatta avrà avuto lo stesso magnifico effetto degli ormai mitici 80 euri, dati all'elettorato di riferimento di Renzi, piuttosto che ai più bisognosi.
Come qualcuno avrà notato, ormai di Repubblica riprendo quasi sempre articoli "non allineati": alcuni articoli di Fubini sui temi economici, molti di Francesco Merlo. Del primo apprezzo molto l'indipendenza dagli "ordini di lavoro" della direzione di Repubblica, e la competenza in campo economico: del secondo, indipendenza, e quel sottile filo ironico che contraddistingue certi siciliani colti, che hanno conservato il piacere della "parola in più", della citazione colta, della coltellata che fa male ma che non può essere "portata in giudizio". Ecco come illustra Francesco Merlo la storia delle tante etiche a geometria variabile del renzismo...
Candidabili e no. Le morali del Pd (di Francesco Merlo - Repubblica.it)
Francesco-merloO le dimissioni del ministro Lupi diventano codice d'acciaio, oppure finiranno per essere archiviate come la punizione del perdente, l'amputazione della parte politica più esposta. E possiamo permetterci di dirlo noi che abbiamo alzato la voce in nome della politica e non del codice penale. E infatti Lupi, che non era indagato, è stato costretto a dimettersi.

C'è invece nel Partito democratico una combriccola di indagati e di condannati che resiste. E c'è una tribù di mascalzoni politici che Renzi finge di subire ma che in realtà premia con la strategia gommosa della dissimulazione onesta.
"Se consentiamo di stabilire un nesso tra avviso di garanzia e dimissioni - dice Renzi - diamo per buono il principio per cui qualsiasi giudice può iniziare un'indagine e decidere sul potere esecutivo". Ma l'idea opposta, e cioè che la politica possa annullare le ragioni della giustizia, non è garantismo. È impunità. Come se il partito avesse il potere medievale di rendere innocente un colpevole e viceversa. Insomma, più che al Montesquieu illuminista di Renzi, questa schiuma rimanda al dosaggio dei veleni, al potere come saga dei Borgia e ai fabbricatori di dossier: "Riservato per il Duce". Mussolini archiviava le informative sui nemici e soprattutto sugli amici che tanto più gli erano fedeli quanto più erano ricattabili. Erano, per dire, insospettabili i toscani Wladimiro Fiammenghi e Alfredo Peri e il modenese Graziano Pattuzzi coinvolti nel sistema Incalza.
E però ci sono i crani di Lombroso nel Pd romano contagiato da Mafia capitale sino ad Ostia Antica. "È pericoloso e dannoso" ha scritto Fabrizio Barca. Ma come sempre è il sole allo zenit che meglio rovescia i luoghi comuni. Leggete cosa ha scritto ieri su Facebook Claudio Fava che, della lotta alla mafia è il testimone più limpido e fiero: "Perché il Pd non candida a sindaco di Enna Mirello Crisafulli (prosciolto) e candida a presidente della Campania Vincenzo De Luca (condannato)? Perché ritiene impresentabile Crisafulli e si tiene al governo quattro sottosegretari indagati?".

I quattro sono Francesca Barracciu e Davide Faraone, e poi Filippo Bubbico e Vito De Filippo. Nella mancanza di regole anche la buona notizia del proscioglimento del quinto, Basso De Caro, aggroviglia il nodo. La domanda chiave rimane infatti quella di Fava su Crisafulli, al quale sarebbe stata inflitta "una porcata". E certo Fava può permetterselo perché contro Crisafulli ha speso metà della sua vita politica: "Gli si rinfaccia questa sua esuberanza gogoliana, la panza e l'effervescenza del temperamento... Lo si considera adatto a fare il segretario provinciale del partito ma inadatto a candidarsi a sindaco".
Per la verità nessuno ci obbliga a scegliere tra Crisafulli e De Luca. E l'indecenza politica, anche se assolta penalmente, rimane indecenza. Anzi, dal punto di vista amministrativo, De Luca ha fatto di Salerno una delle più vitali e solari città del Sud. Come Fava mi insegna, il notabile De Luca è la versione salernitana del siciliano Crisafulli, e anche dei notabili Tosi e Bitonci, e Formigoni e Lupi. La differenza? È in nome della sinistra che De Luca e Crisafulli mettono se stessi al di sopra di tutto, anche loro unti del Signore.

Scrive ancora Fava introducendo l'argomento trans gender: "Posso dirvi che mi sembra cento volte più impresentabile e pernicioso un campione dell'antimafia dei pennacchi come Crocetta, col suo circo di turibolanti che lo protegge?". E si capisce qui che solo nel cerchio dannato della Sicilia, dove un'antimafia indaga su un'altra antimafia, si poteva arrivare all'incappucciato di Forza Italia, Silvio Alessi, che ad Agrigento ha vinto a man bassa le primarie del Pd, con visita di rispetto a Berlusconi ad Arcore del presidente regionale dello stesso Pd Marco Zambuto.
Ovviamente sono state cancellate queste prime primarie transgeniche, un vero mostro di verità che, come sempre dalla Sicilia, illumina il labirinto-Italia. E infatti si capiscono meglio anche le primarie annullate a Napoli e quelle impiastricciate ma confermate a Genova nonostante la denunzia di Cofferati e la forza delle prove. Raffaella Paita, moglie del presidente dell'autorità portuale (meglio non farsi mancare nulla in famiglia) è rimasta in sella, ma il suo avversario Luca Pastorino non ha riconosciuto la vittoria e si è candidato anche lui a governare la Liguria.

Un pasticcio? Nulla esprime meglio il "pasticcio Pd" di quel prosciolto Crisafulli condannato dal partito e di quel condannato De Luca prosciolto dal partito perché controlla tantissimi voti con l'aria guappa del boss del Mediterraneo. Ecco: più grave della protervia del condannato c'è la complicità del Pd con il reo: "È il nostro candidato. Tocca a lui sconfiggere il centrodestra", ha detto ieri Luca Lotti. Ma tutti sanno che, appena eletto, De Luca dovrebbe subito dimettersi per poi sperare in un ricorso e in un reintegro.

Diceva Giuseppe Tatarella: "'Mbroglio aiutami tu". E va bene che Napoli rende possibile anche l'impossibile, e che solo al sud la sinistra non è più obbligata a somigliare alla sinistra, ma la doppia resistenza alla legge, quella del sindaco De Magistris, che pure fu uomo di legge, e quella del futuro governatore De Luca, che almeno uomo di legge non è stato mai, potrebbe ben presto fare della Campania il laboratorio del lazzaronismo di sinistra, una sorta di Venezuela d'Italia, la fortezza dei descamisados. Insomma, tutto il contrario della rivoluzione renziana, l'opposto della Leopolda. Altro che tablet, twitter e iPhone. Qui è il Pd che torna al gettone telefonico e ai cannoli.

Francesco Merlo

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