Se chiudo gli occhi rivedo con precisione un’immagine della sera prima della scoperta dell’Etna.
Sono alla meravigliosa Villa Comunale di Taormina, è sera, accanto a me Dario, compagno di vita e di viaggio. Le luci della cittadina si specchiano sul golfo, una visione che pare sospesa nel tempo. Si vede la luna, quasi piena, che colora di chiaro il mare. In lontananza, la nostra meta del giorno successivo sembra darci un segnale di vita, come ad invitarci, ad attrarci a sé.
L’Etna e la sua sciara (l’accumulo di detriti vulcanici) così estesa. Sembra un dipinto notturno – pensiamo – tanto spettacolare ci appariva la natura e la sua letterale esplosione. Una colata di lava rossa, di fuoco vivo, si staglia dinanzi a noi e corona una visione che ha dell’onirico. All’indomani saremmo partiti proprio alla sua scoperta, non vi è modo migliore per pregustarsi l’avventura.
È stata un’estate tutta particolare per il vulcano siciliano. Dal 9 agosto, ecco il via di una lunga serie di esplosioni stromboliane accompagnate da eruzioni di cenere ed emissione di lava, da una singola bocca sita sul Nuovo Cratere di sud-est. La nostra fortuna è stata quella di aver programmato un’escursione proprio nel periodo di maggiore attività del vulcano.
Così, il 13 agosto ci svegliamo di buon’ora e partiamo per il trekking. Siamo in gruppo e la nostra bussola, nonché fonte di notevoli nozioni, è Tony, guida naturalistica freelance di Etnapeople, associazione naturalistica che opera da un anno col fine di promuovere la conoscenza del territorio etneo.
Partiamo con i nostri veicoli da Taormina e, prima di iniziare il trekking vero e proprio, iniziamo a salire verso quota 2000 metri sui pendii dell’Etna. Durante il tragitto la guida ci fa assaporare ciò che andremo a sentire, vedere, toccare con mano.
Abbiamo scelto di affidare il nostro itinerario a questa associazione perché ci è parsa fin da subito un’impostazione più originale rispetto ai tipiche escursioni sull’Etna e, soprattutto, per lo scopo ambientalistico di preservazione del territorio che muove la loro attività. Non ci siamo sbagliati.
Scesi dal furgone, iniziamo a camminare sulla lava nera solidificata e a sentire i tumulti del vulcano ogni decina di minuti. Uno scenario lunare che pare surreale. Stiamo camminando su un vulcano attivo in piena eruzione. Cosa chiedere di meglio per conoscerlo?
Iniziamo a camminare. Siamo in alto ormai, eppure il sole batte ardentemente e, unito alle polveri emesse dal vulcano, ci fa boccheggiare. Ma anche questo ci rende parte di uno spettacolo naturale unico, raro e di impagabile bellezza. Una delle tante facce di una sola splendida terra, la Sicilia. Gambe in spalla, quindi. Si prosegue.
Percorriamo sentieri in discesa e in salita, raggiungiamo e osserviamo crateri spenti monogenetici, sfioriamo le “bombe laviche”, ossia grossi massi ripieni di lava incandescente mai esplosi. Esploriamo boschi selvatici e deserti di cenere ormai annerita. Incredibile scoprire che la superficie di un vulcano è assai fertile, in quanto la sua terra è ricchissima di minerali.
Arriviamo sul punto più alto del nostro trekking, sul rift di nord-est, dal quale si gode di una vista incredibile. L’Etna continua a farsi sentire, e lo vediamo sbuffare e ingombrare il cielo con la sua potenza. Tira un gran vento, ma il caldo persiste.
Ai nostri piedi, enormi distese di boschi, cenere e crateri ormai defunti. Scopriamo che l’Etna è il più grande vulcano attivo d’Europa, tra i più attivi del mondo. Tony ci fornisce un’altra impeccabile spiegazione della vita del e sul vulcano.
Perché siamo sull’Etna in piena attività e non scappiamo? Perché – ci spiega la guida – a differenza di altri vulcani come, ad esempio, il Vesuvio, l’Etna per sua natura e caratteristiche dà il tempo di scappare. Tanto da non aver mai ucciso un uomo nella sua storia.
Certo, le precauzioni in fase eruttiva sono d’obbligo: è vietato avvicinarsi al cratere centrale a meno di circa 3000 metri. Ci teniamo dunque a debita distanza. E ci godiamo il panorama.
Alla fine del percorso, la guida ci regala un altro momento irripetibile. Poniamo sul capo un elmetto e, muniti di torcia, ci caliamo in una delle grotte di scorrimento lavico che popolano l’Etna. All’interno Tony ci spiega come questi posti siano nati, quali le loro caratteristiche e come si siano conservati fino ad oggi. Siamo al buio e al fresco, illuminati dalle nostre torce. Possiamo proprio dirlo: siamo dentro l’Etna.
Finisce così la mattinata di trekking e, stanchi e provati dalle esperienze condivise, ci rifocilliamo in un posto che vale da sè la fatica del viaggio. Si tratta di una tenuta vinicola Vini Gambino, presente da anni proprio sull’Etna, su una piccola altura dalla quale si gode di una splendida vista sui vigneti.
Il proprietario dell’azienda ci illustra la sua storia e ci offre una vasta degustazione dei vini prodotti, tipicamente etnei. Assaggiamo i rossi, i bianchi e i rosé. Corposità, appartenenza al territorio, tradizione e natura. Tutto questo si fonde in un nettare di rara bontà.
Abbiamo dunque calpestato le sue ceneri, toccato le sue piante, annusato le sue polveri, udito i suoi tumulti, assaggiato i suoi frutti, le sue uve. L’Etna ci ha conquistati, come solo lo spettacolo più vero della natura sa fare. E la Sicilia non finisce mai di stupire. Terra di meraviglie.