Formalmente ineccepibile, nei fatti inaccettabile. Comunque decida la Corte di Giustizia, la battaglia della Commissione Europea contro Francia e Lussemburgo sull'IVA da applicare agli eBook è persa in partenza. Antistorica, velleitaria, retrograda. Non si possono tassare diversamente libri di carta e libri in formato digitale, come si ostina a fare l'Unione Europea. Fa male agli autori, agli editori, ai lettori, al mercato. Francia e Lussemburgo lo hanno capito da tempo e, dal 1° gennaio 2012, hanno ridotto l'IVA sugli eBook: Parigi dal 19,6% al 7%, il Principato al 3 per cento.
Dice il Commissario europeo per la Fiscalità e l'Unione Doganale, Algirdas Šemeta, che i due Paesi hanno alterato le regole della concorrenza interna, perché il commercio elettronico consente di fatto al consumatore di scegliere dove acquistare, cioè ragionevolmente dove le imposte sono più favorevoli.
Lapalissiano, verrebbe da dire. Ovvio che il consumatore compri dove meglio spende. Già, ma non si può fare. Poi lo stesso Commissario ammette che tassare diversamente lo stesso libro, dello stesso autore e dello stesso editore, solo perché è fatto di bit invece che di carta, è una cavolata:
“La questione della tassazione sui libri cartacei e su quelli elettronici deve essere sicuramente affrontata – ha detto Semeta – ed è proprio ciò che la Commissione sta già facendo nell'ambito di una revisione generale delle regole sull'IVA comunitaria. Ciò non toglie che in attesa di una soluzione gli Stati membri devono comportarsi in modo leale”.
Quando? Non prima del 2015. Tempi biblici, che non tengono conto della realtà del mercato, della rapida evoluzione tecnologica, delle tendenze dei consumatori, della diffusione di tablet e eReader per leggere gli eBook.
Quanto all'Italia, l’IVA sul libro digitale è al 21 per cento e dal 1 luglio aumenterà di un altro punto, mentre su quello di carta è al 4 per cento. Confindustria Digitale lo ha fatto notare ancora una volta alla Commissaria europea Neelie Kroes, durante l’incontro del 10 settembre scorso a Bruxelles:
“Nel corso dell’incontro sono stati approfonditi gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo dell’economia digitale in Europa. Il ritardo nella realizzazione del mercato unico digitale penalizza fortemente gli investimenti delle imprese europee rispetto ai loro concorrenti americani, avvantaggiati da un forte mercato interno regolato in modo aperto e favorevole ai contenuti digitali. In particolare è stato posto l’accento sulla difformità dei regimi Iva tra i canali di distribuzione dei contenuti digitali (libri, musica, film, ecc) , in cui il canale fisico gode di un’aliquota al 4%, mentre su quello digitale e on line continua a gravare l’Iva al 21%”. La Kroes dice di aver preso nota “del punto di vista illustratomi da Parisi e Avenia sull’Iva e sui contenuti nel settore digitale e lo condividerò con i miei colleghi”.
Già, ma intanto la Commissione si è rivolta alla Corte di Giustizia per castigare Francia e Lussemburgo. Che invece fanno bene a tener duro e a difendere i loro editori, autori e consumatori.